Potrebbe non essere una coincidenza il fatto che anche Antonio Sarappa, 30 anni, l’ultima vittima della cruenta guerra di camorra interna al clan Pianese, si trovasse a Catelvolturno. Gli inquirenti, coordinati dal pubblico ministero Stefania Di Monte, non escludono un tentativo da parte della frangia napoletana del clan qualianese, di stringere nuove alleanze nel casertano. Nelle prossime ore, i carabinieri potrebbero ascoltare di nuovo Salvatore Di Marino, l’autista dell’Alfa a bordo della quale sabato mattina, Sarappa è stato assassinato da un commando composto da quattro killer che hanno aperto il fuoco per eseguire la sentenza di morte contro Sarappa. La primissima testimonianza fornita da Di Marino, subito dopo l’agguato, ha aiutato gli inquirenti a ricostruire la dinamica dell’esecuzione, la quinta che in meno di due anni conferma il tentativo del clan, di ristabilire un equilibrio sul territorio. Sarappa sapeva di essere il prossimo bersaglio della fazione avversa, quella capeggiata da Raffaella Alderio, vedova del boss, e da suo figlio, Nicola Raffaele Pianese, per questo, secondo gli inquirenti, come colui del quale aveva preso il posto dopo il suo arresto, Paride De Rosa, stava cercando una residenza a Castelvolturno. Un posto nel quale mettersi al sicuro da ogni ammonimento o vendetta. Gli inquirenti, sono a caccia di prove per risalire agli esecutori dell’omicidio e arrestare la mattanza che sabato scorso è sconfinata nel casertano, una mattanza che nella cittadina qualianese, nutre il timore di un’ulteriore cruenta risposta. La stessa risposta che il gruppo di fuoco guidato dal latitante Paride De Rosa, stava preparando lo scorso 29 febbraio, quando i carabinieri di Castello di Cisterna irruppero in un appartamento di Pinetamare, sequestrando un arsenale di armi e munizioni, e arrestando il latitante assieme ad altri quattro affiliati. Il blitz dei militari impedì che la frangia napoletana punisse l’uccisione di Carmine Starace, avvenuta a Qualiano il 16 febbraio scorso, e che interruppe un periodo di relativa calma. La morte di Starace fu la conferma che all’interno del clan non si era ancora raggiunto un equilibrio. L’arresto di De Rosa fu un altro grave smacco per una delle due frange, l’uccisione di Sarappa poi, un presumibile segnale di forza da parte del gruppo rivale. Il timore diffuso a Qualiano è quello di una nuova risposta, e per evitarla, gli inquirenti lavorano senza tregua. Posti di blocco, perquisizioni e interrogatori che, almeno finora, non hanno dato alcun positivo risultato.
MONICA D’AMBROSIO – IL MATTINO 31/03/2008