16 C
Napoli
mercoledì, Maggio 8, 2024
PUBBLICITÀ

INCENDIO DOLOSO NEL CAMPO NOMADI

PUBBLICITÀ

di MARCO DI CATERINO

CASORIA – Le fiamme dell’intolleranza. Dopo le proteste e i blocchi stradali, per cacciare i nomadi dal campo lager di via Lufrano a Casoria sono arrivate le bombe molotov. L’altra notte una vera e propria pioggia di bottiglie incendiarie lanciate dal cavalcavia che sovrasta l’accampamento, è caduta sui tetti delle catapecchie di cartone e lamiere dove dormivano, in condizioni disumane, una cinquantina di bambini e un centinaio di adulti. Le fiamme, altissime, si sono propagate in un attimo divorando le capanne. Alimentate dall’estrema infiammabilità del materiale delle casupole hanno avvolto, con una velocità impressionante, tutto il campo. S’è scatenato l’inferno.
Tra cumuli di immondizia e putridi rigagnoli a due passi dalle ”case”, i nomadi hanno cercato disperatamente di combattere contro il fuoco con i pochi bidoni di acqua disponibili, mentre le donne, con gli occhi terrorizzati, urlavano fino a perdere la voce il nome dei figli e a contare con l’angoscia nel cuore quelli che ancora mancavano ai loro richiami.
Una telefonata anonima ha lanciato l’allarme al 113 e alla centrale operativa dei vigili del fuoco. Questi ultimi sono arrivati nell’accampamento di via Lufrano in una manciata di minuti, scortati da un paio di volanti del commissariato di Afragola. E per un’ora si è temuto il peggio. Mentre i pompieri hanno cominciato a circoscrivere le fiamme, nel campo è sceso il gelo perché all’appello mancavano una decina di bambini e sette adulti che – lo si è appreso più tardi – fortunatamente erano riusciti a fuggire alle prime fiamme.
Rapide le indagini, coordinate dal vice questore Maurizio Casamassima, dirigente di turno del commissariato di Afragola. Gli agenti hanno accertato che due persone – una delle quali già identificata – poco tempo prima che scoppiasse l’incendio avevano acquistato cinque litri di benzina presso un distributore della zona. Poi, con le «classiche» bottiglie di birra vuote, hanno confezionato una decina di molotv e si sono recati sul cavalcavia, dove, 70 metri più giù dormivano ignari i nomandi. I due hanno scavalcato il guard rail e hanno raggiunto la rete di protezione di una corsia non ancora aperta al traffico. Hanno appiccato il fuoco agli “stoppini” di stracci e lanciato le molotov in dieci punti diversi. I sospetti degli investigatori sono caduti subito sui nuovi proprietari del terreno dove sorge il campo: si tratta di due pregiudicati di grosso calibro, uno dei quali attualmente in carcere, mentre l’altro si è reso irreperibile.
Nella zona di Arpino, dove la tensione degli abitanti per i problemi legati alla convivenza con i nomadi ha raggiunto livelli di sommossa popolare, nessuno ha voluto commentare l’accaduto, e nessuno ha speso una parola di solidarietà per i nomadi che solo per un caso oggi non piangono i loro morti. Ora la situazione è estremamente difficile: l’accampamento è stato messo sotto sequestro e i 400 ospiti sistemati in un altro campo sempre della stessa zona, ma con gli stessi problemi igienici e sanitari, se non di più, di quello bruciato.
«Italiani assassini. Vi siete serviti della camorra…», gridava una nomade col figlio in braccio e i pochi stracci che era riuscita a raccogliere mentre gli agenti l’aiutavano a salire su un’auto con targa rumena carica fino all’inverosimile. Destinazione: un altro inferno all’ombra dell’asse mediano.

PUBBLICITÀ




IL MATTINO 25 MAGGIO 2003

PUBBLICITÀ

RESTA AGGIORNATO, VISITA IL NOSTRO SITO INTERNAPOLI.IT O SEGUICI SULLA NOSTRA PAGINA FACEBOOK.

PUBBLICITÀ

Ultime Notizie

Infiltrazioni camorristiche in 5 società: scattano le interdittive tra Casoria, Sant’Antimo e Napoli

Il Prefetto di Napoli, Michele di Bari, ha adottato 5 nuove interdittive antimafia nei confronti di altrettante imprese operanti...

Nella stessa categoria