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mercoledì, Maggio 8, 2024
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«Quel ponte dove finisce la vita…»

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E’ quantomeno sinistra, da presagio funereo, la scena che si presenta a chi entra a Qualiano sulla destra venendo da Pozzuoli, Quarto o semplicemente dalla Rotonda Maradona. Un cartello, a sua insaputa divenuto infausto, uno di quelli fatti mettere qualche mese fa dall’Amministrazione Comunale ai quattro ingressi del paese per dare il benvenuto a chi entra nella ‘ridente’ ma disastrata Qualiano, campeggia proprio a ridosso del Ponte Suriente, una zona lasciata sempre più abbandonata a se stessa. Una volta c’erano i famosi ‘Benvenuti a…’ che introducevano i viandanti e gli automobilisti nel nuovo luogo che così stringeva idealmente la mano al nuovo venuto, oggi la ‘modernizzazione’ ha portato ai vari comuni gemellati, a quelli ecologici, a quelli dove fanno bella mostra di se stemmi e gonfaloni vari. Quello che però, da ormai due mesi, è posto sul ponte borbonico è perlomeno singolare, anzi lo è divenuto col tempo. Non si fa fatica a credere ad un maledetto segno del destino, ad una predestinazione, ad un ‘cane che mozzica lo stracciato’ (vocabolario Oxford – Napoletano ), ad uno ‘sparo sulla Croce Rossa’ che pare segnare indelebilmente un territorio alla continua ed affannosa ricerca di un ‘se stesso’, di un ‘Io’ che non arriva mai. Come il Godot di memoria Beckettiana. Poiché mentre si levano dibattiti e proposte, sogni di possibili risalite dall’inferno dantesco in cui culturalmente e socialmente è sprofondata questa cittadina e colpi che affossano ancora di più una politica senza via di uscita, arriva anche una metafora a ricordarci che questo è il paese degli zombie, dei morti viventi, della raggiunta pace dei sensi. Un requiem mozartiano. E’ la tomba del ‘vorrei ma non posso’, del ‘forse’, dei ‘marciapiedi’ che non smettono di s-parlare di questo o quell’avversario politico senza chiedersi cosa realmente si possa fare per acquisire una dignità persa e calpestata. Senza alzare mai la testa. E guardarsi intorno. Diventa allora facile l’equazione agli occhi di chi si appresta a varcare quel maledetto ponte per entrare a Qualiano, perfino scontata. Strano che nessun amministratore, passando di lì, si sia perlomeno chiesto cosa fosse diventato quel cartello di benvenuto, impossibile non notarlo.
Un bel mazzo di fiori è legato strettamente al palo di sinistra del cartello, più in là, appoggiato sul bordo del ponte, un vero e proprio loculo di cemento con due foto dentro. Sul segnale di divieto al passaggio di mezzi pesanti, poco più in là, attaccati altri fiori, questa volta bianchi. ‘Rispetta le regole del vivere civile’, è scritto così su quel cartello che l’estate scorsa non sapeva di diventare una succursale del cimitero di Qualiano e Panicocoli. Una pura contraddizione in termini. Il via vai di macchine è incessante, i mezzi, leggeri e meno leggeri, viaggiano a ritmo sostenuto, ragazzi senza casco sfrecciano come centauri, il traffico è spesso paralizzato proprio lì, all’incrocio. Di giorno, d’estate come d’inverno. Purtroppo i guai, che hanno portato alla odierna e paradossale situazione, non sono mancati nemmeno nelle ore notturne. Un crocevia da quadrilatero della morte, quella stessa che la notte del 23 dicembre scorso colpì due bulgari, una giovane di 33 anni ed un ragazzo di 22. Enorme lo strazio, i corpi tirati fuori dalle lamiere già cadaveri dai vigili del fuoco. Un impatto fatale, mai chiarite le cause di ciò che successe alle tre di quel triste primo mattino. Due esistenze spezzate, due giovani che hanno lasciato la vita, il bene più prezioso, per una disattenzione, un probabile colpo di sonno o qualcuno che tagliò loro la strada, fuggendo poi. Certo il fato non poteva essere più beffardo abbattendosi come una mannaia su una cittadina già ampiamente martoriata quando i parenti delle vittime hanno iniziato il loro andirivieni sul luogo dell’incidente mortale. Prima i fiori, poi il loculo a commemorarne il ricordo, visite periodiche dei congiunti con tradizioni folkloristiche a seguito ad un posto che non smetterà di ravvivare un dolore già grande. Un comprensibilissimo strazio che però non può non suscitare i cattivi pensieri ( e magari qualche ironia di chi non vuole bene a questa cittadina ) di chi vede la scena e si sofferma a pensare. Vorremmo solo che quei poveri e sfortunati giovani siano ricordati nel luogo più adatto e non in un punto di traffico nevralgico come è il ponte Suriente, un posto dove è più giusto rammentarli, spendere una preghiera per loro e magari lasciare un fiore. Quello che ‘metaforicamente’e simbolicamente tutti i cittadini di Qualiano e Villaricca dovrebbero dedicare loro.

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