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domenica, Maggio 12, 2024
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REJA, UN ADDIO GOFFO MA INEVITABILE. DONADONI AL SUO PRIMO ALLENAMENTO

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E così arrivò il benservito a Reja. Un esonero improvviso, condotto con modalità surreali, pienamente giustificabile dal punto di vista tecnico quanto censurabile da quello umano. Viene sancito in una mattinata romana, durante un vertice a tre De Laurentiis-Marino-Donadoni. A Castelvolturno ne arriva solo l’eco. Un balletto di decisioni prese e poi rinviate, o forse semplicemente tenute nascoste alla stampa. Un allenatore dapprima confermato e rassicurato al telefono dal suo direttore generale. In serata il contrordine: arriva Roberto Donadoni, l’ex ct degli ultimi, sfortunati Europei, Reja è alla porta. O forse no, il buon Edy sapeva già tutto fin dalla mattina ed ha voluto comunque dirigere il suo ultimo allenamento, un modo soft per congedarsi dai suoi giocatori, come se nulla fosse accaduto. De Laurentiis ha deciso così di sferzare una squadra allo sbando, spaccata in clan ed in costante involuzione tecnica. Marino ha tentato di salvare fino all’ultimo il tecnico, suo scudo nei momenti di maggior difficoltà, colui che ci ha messo sempre e comunque la faccia, anche quando non doveva. Troppo incompatibili il presidentissimo e l’allenatore friulano: vulcanico, irascibile, costantemente proiettato verso la conquista di una dimensione internazionale il primo quanto signorile, pacato e retrò nelle sue idee tattiche il secondo. Un rapporto umano entrato improvvisamente in crisi l’anno scorso, al termine di un Napoli-Lazio, per la serie corsi e ricorsi storici: i due che vengono quasi alle mani davanti ad uno spogliatoio attonito. Solo la ragion di stato permise di stendere un velo pietoso sulla vicenda: a fine stagione si centra l’ottavo posto, vari investimenti andranno in porto ma nessuno si rivelerà vincente. Nonostante ciò gli azzurri, in campo da luglio, superano in scioltezza le gare di Intertoto, pass per l’Uefa, si illudono di essere grandi e per un pò lo sembrano davvero. Ma sono sogni di cartapesta: a metà dicembre la squadra è già scoppiata atleticamente, comincia un declino inarrestabile, da retrocessione certa. Reja offre le sue dimissioni dopo l’ennesima sconfitta, in casa contro il Genoa ma vengono respinte; il Napoli perde ancora contro Juve e Lazio e si aspetta la trasferta di Reggio Calabria per emettere un giudizio definitivo. Anzi no, De Laurentiis dall’America è infuriato, si cambia subito: via il tecnico delle due promozioni, dell’Uefa e di un calcio spesso anti-diluviano, arriva Donadoni, l’ultima delle ali classiche in campo, allievo sincero ma “affrancato” del santone di Fusignano in panca. Il Napoli saluta così il suo allenatore: un matrimonio finito nel peggiore dei modi ma comunque da troncare. Condizione psico-fisica scadentissima, troppi giocatori inspiegabilmente involuti se non “imbrocchiti” di colpo e nessuno di loro che seguisse più le indicazioni del tecnico: Reja che urla le sue istruzioni, Lavezzi di spalle che manco lo sente, il quadretto a cui abbiamo assistito in tante, troppe partite. Il tecnico di Gorizia paga per tutti: paga per gli errori di mercato di Marino, paga per gli istinti naìf ed irruenti di De Laurentiis, paga per il suo essere troppo “aziendalista”, prono ad ogni decisione presa dall’alto. Gli servivano un regista ed un centravanti, a luglio come a gennaio: per il primo si decise che non serviva, bastano i piedi di legno di Gargano, la punta invece arriva, ha fatto tanti gol in Argentina ma qui è un pianto, forse a Cesena avevano visto bene. E gli schemi, caro Reja? Difesa coperta ed ampio spazio alle giocate individuali ed alle accelerazioni improvvise: troppo poco anche per un campionato di gattini sdentati, come ci sfottono nella perfida Albione. Pochissime le manovre corali, mai uno schema su calcio da fermo, mai tutto ciò che rende meno prevedibile una squadra. E le sostituzioni in corsa? Quasi sempre tardive, quasi mai decisive. Quanti allenatori avversari sono rimasti sorpresi da una mossa di Reja in questi anni? Arriva adesso al suo posto un tecnico giovane ma già di nome, un ex ct della Nazionale. Chiede due anni di contratto, oltre ai prossimi tre mesi da balia. E la spunta. Porta una ventata di freschezza, ha idee tattiche duttili ed offensive, cercherà di recuperare e rilanciare qualche giocatore trascurato. Chissà, forse ripescherà anche Dalla Bona. Uomo serio, pragmatico, abbastanza permaloso, il nome che serviva a De Laurentiis per rilanciare il marchio Napoli. Difesa a quattro, mediana robusta, ali veloci e tecniche. Il 4-3-3, all’occorrenza variabile in 4-3-1-2 o 4-5-1, la sua base di lavoro. Reja, grazie di tutto anche se tatticamente non eri il massimo. Ora si entra nella fase-due: acquisti mirati per l’anno prossimo e dirigenza allargata ne dovranno essere i cardini. Basta indugi: per il progetto-Napoli è tempo di spiccare il volo.

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