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venerdì, Maggio 10, 2024
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MELITO, FIAMME NELLA BIGIOTTERIA

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MELITO – Non c’è pace a Melito. Le forze dell’ordine fermano i presunti assassini di Enrico Taglialatela, il trans incendiato vivo per il rifiuto di una prestazione sessuale, ma la violenza continua. Nessun omicidio questa settimana. I malviventi hanno puntato le loro attenzioni sulla bigiotteria di via Lavinaio, incendiata tra mercoledì e giovedì.



Gli incendiari sono entrati in azione all’alba. Forse hanno usato il liquido infiammabile. Un cerino ha fatto il resto. Così si è sviluppato l’incendio all’interno dell’esercizio commerciale, ubicato in una traversa di via Roma, a pochi passi dal Municipio. Le fiamme hanno interessato la stanza del bagno del negozio, distruggendola quasi completamente. “L’origine sembra essere dolosa”, spiegano gli investigatori, che pur non escludono un corto circuito.



Gli attentatori hanno agito intorno alle quattro del mattino. Hanno appiccato il fuoco, poi sono fuggiti. Questione di minuti. Nessuno ha visto niente, nessuno ha sentito. In pochi istanti l’incendio ha avvolto il bagno della bigiotteria, annerendo le strutture murarie. L’intervento dei vigili del fuoco ha evitato che le fiamme devastassero il locale. Le operazioni di spegnimento sono durate circa mezz’ora. Il danno esatto non è stato ancora quantificato.

In via Lavinaio sono giunti i carabinieri della Compagnia di Giugliano, diretti dal capitano Gianluca Trombetti e dal tenente colonnello Orazio Ianniello. Gli inquirenti hanno interrogato il titolare dell’esercizio commerciale e i suoi familiari che hanno raccontato di non aver mai ricevuto minacce e pertanto non riescono a capire il movente del grave atto intimidatorio.

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Subito si è messa in moto la macchina investigativa. Un’indagine a 360 gradi. Che sia un incendio di natura dolosa pare non ci siano dubbi. E non si esclude che qualcuno abbia agito per porre un freno all’attività della bigiotteria. “L’incendio sarebbe stato appiccato per questioni personali”, dicono i militari, che scartano la pista delle estorsioni.



L’episodio non fa che accrescere l’allarme in una cittadina difficile. Melito è il far west di Napoli. Quarantamila abitanti pigiati in tre chilometri quadrati. Niente spazi, niente verde, niente marciapiedi. Niente di niente. Qui la campagna elettorale per l’elezione del sindaco è stata un’autentica barbarie: fu devastata la sede di un partito, furono affissi manifesti a lutto che annunciavano la morte di un candidato, minacce di camorra e aggressioni furono subite dai suoi sostenitori. Appena una settimana fa l’incendio del trans. E poi la quotidiana follia. Sparatorie, accoltellamenti, rapine, violenze…

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