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sabato, Maggio 11, 2024
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Funerali e saracinesche abbassate, sfida continua alle istituzioni

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«Vi scrivo per segnalare quanto accaduto alcuni giorni fa a Secondigliano. In occasione di un funerale, una trentina di ragazzi, tra i quali anche dei minorenni, in sella a scooter e senza casco, armati di mazze da baseball, ha intimato ai commercianti del quartiere di abbassare le saracinesche dei negozi in segno di lutto e rispetto. Non sto certo ad addentrarmi sui particolari del caso, ma da quanto accaduto si evince una grave situazione. Il quartiere è ostaggio della criminalità. Sono l’omertà e la rassegnazione che più mi spaventano. nessuno riesce a ribellarsi, a denunciare qualsiasi sopruso. È la cultura dell’illegalità che mi avvilisce. Sento esprimere troppo spesso dai giovani la volontà di scappare dal quartiere e non posso che condividere il loro stato d’animo.
Qui non si può più vivere e ciò che sta accadendo è la conseguenza di un decennio di politica errata del centrosinistra. Sia Bassolino che la Iervolino, rispolverando e lustrando il centro, non hanno fatto altro che aumentare la distanza sociale con la periferia, adesso senza nemmeno più la forza di lottare. Un tempo vi erano le parrocchie, ma queste non possono farcela senza una sinergia con le altre istituzioni. In quel pomeriggio dei funerali, le volanti della polizia sono arrivate con gran ritardo e la loro presenza anche dopo si è rivelata inutile. A chi ha chiamato in commissariato è stato risposto che nulla poteva fare la polizia. E, intanto, quasi per celebrare la morte di un eroe, il quartiere ha chiuso per lutto tra il fuggi fuggi dei passanti e le scorribande dei centauri in motorino. Un coprifuoco, perchè qui la guerra per appropriarsi del territorio non si è mai fermata.
Federica Fontana – NAPOLI
»





L’immagine che lei ci racconta, cara Federica, rappresenta forse una delle pagine più nere che la camorra, pure esperta nel genere «noire», sia mai stata capace di creare. Non è un’immagine nuova, peraltro. Chi si occupa di cronaca nera, come faccio io da tanti anni, se l’è già trovata davanti decine e decine di volte in occasione di ogni morte «eccellente». È anche un’immagine-simbolo, naturalmente a doppia e opposta valenza. Vale per i camorristi, perchè rappresenta la forza dell’intimidazione, il sopruso, il ricatto, il potere del male, l’omertà. E vale per i cittadini e per le istituzioni, perchè tratteggia il senso della sconfitta, l’angoscia della paura, l’incapacità di investigare nelle trame della malavita e l’insufficienza dell’azione di controllo del territorio.
In certi quartieri, come il suo, va assai peggio che in altre parti della città. È verissimo che la politica cittadina, almeno finora, si è limitata a valorizzare il centro. Chi difende gli amministratori, sostiene che da una parte bisognava pur cominciare e che, magari cominciando dal centro, si sarebbe amplificato l’effetto-immagine della città. Io credo, piuttosto, che sarebbe stato più giusto e corretto cominciare dal centro e dalle periferie, magari dividendo equamente gli investimenti, ma calibrandoli meglio sui bisogni della gente e sulla loro disperazione.
Inutile insistere su questo tema, perchè «senno di poi» e «vis polemica» non hanno mai cambiato le cose. Il futuro, però, deve cambiare. E strategia e filosofia della trasformazione urbanistica non potranno non tenere conto delle opinioni di chi vive e soffre in certi quartieri. Parliamone, dunque.


Elio Scribani





IL MATTINO 9 AGOSTO 2003

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