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HomeRassegna StampaC'è il sì del Senato: bloccate le ruspe per le prime case

C’è il sì del Senato: bloccate le ruspe per le prime case

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Stop agli abbattimenti fino a giugno 2011, un anno di tempo per trovare una soluzione al problema magari nelle pieghe della manovra finanziaria del governo. Il Senato con 135 voti a favore e 112 voti contrari e un astenuto ha approvato il decreto legge che sospende temporaneamente le demolizioni in Campania di case destinate a prime abitazioni che sono abusive. Il provvedimento ora passa all’esame della Camera. Favorevoli Pdl e Lega, contrari Pd, Idv e Udc. Il decreto, che è composto da un solo articolo, sospende le demolizioni richieste dall’autorità giudiziaria in attesa di una ricognizione della situazione. Le demolizioni sono sospese fino al 30 giugno 2011 e riguardano «soggetti considerati sforniti di altre abitazioni» e concerne abusi realizzati entro il 31 marzo 2003. Decisione giustificata per la Campania dal fatto che la giunta Bassolino adottò, nel 2004 e nel 2006, provvedimenti poi dichiarati illegittimi dalla Corte Costituzionale e che impedivano, di fatto, l’accesso al condono. Non vengono, però, sospese le demolizioni concernenti edifici ritenuti pericolosi o per i quali sia stata accertata la violazione dei vincoli paesaggistici. In questo caso, un emendamento del relatore Franco Orsi (Pdl) stabilisce che si proceda alla demolizione dopo il 31 dicembre 2010. In questo caso il tempo a disposizione della Regione per trovare una soluzione è di sei mesi. La norma riguarda, nella sua globalità, circa 600 casi che coinvolgono altrettante famiglie ed è stato messo a punto per «non aggravare il già pesante deficit abitativo della Campania» come è scritto nella relazione che accompagna il provvedimento. In aula i toni sono spesso stati aspri. Un ordine del giorno dei senatori Pd (De Luca, Della Seta, Andria, Chiaromonte, Chiti, Ferrante, Mazzucconi, Molinari, Ranucci, Carloni, Armato, Della Monica) ha denunciato come «il decreto-legge in esame sembra preludere ad una nuova sanatoria degli abusi edilizi in Campania». La proposta del Pd è quella di «predisporre un piano di edilizia popolare». Interventi di numerosi senatori campani (Giacinto Russo, Gennaro Coronella, Vincenzo Nespoli, Riccardo Villari, Luigi Compagna, Maria Fortuna Incostante, Vincenzo De Luca; ha votato sì in dissenso dal suo gruppo il senatore dell’Idv Aniello Di Nardo). Comune a tutti l’opinione che la legge non risolve la questione ma allunga i tempi per trovare una soluzione. In parallelo, infatti, viaggia il provvedimento che il ministro Giulio Tremonti ha annunciato per la prossima manovra finanziaria: gli sconti fiscali per sanare abusi edilizi. Per aderire alla sanatoria e beneficiare delle sanzioni ridotte i proprietari degli «immobili fantasma» avranno l’obbligo di presentare una dichiarazione di aggiornamento catastale entro il 31 dicembre di quest’anno.


Aree protette, corsa contro il tempo per ridisegnare la mappa regionale

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La parola chiave è tempo. Dopo l’ok alla legge che sospende gli abbattimenti le scadenze sono due. La principale è quella di giugno 2001, termine entro il quale si dovrà trovare una soluzione per gli immobili abusivi che siano prima abitazione e che non sorgano in aree vincolate (ci potrebbe pensare la manovra Tremonti). L’altra scadenza, che riguarda più direttamente la Regione Campania, è quella del 31 dicembre. Le ruspe resteranno ferme fino a quella data per gli abusi realizzati in aree vincolate (parlando sempre di prime abitazioni. «C’è tempo fino ad allora per programmare intervento strutturale – spiega Carlo Sarro, senatore del Pdl e protagonista della battaglia per la legge anti abbattimenti – la Regione, in virtù del proprio potere pianificatorio, dovrà compiere una ricognizione dei vincoli e ridefinirli. Sei mesi di intenso lavoro in cui la politica tornerà a recitare il proprio ruolo migliore. Occorre dare risposte serie e strutturali alle esigenze del territorio». Il dibattito a palazzo Madama è stato comunque molto duro, lasciando scontenti anche alcuni esponenti della maggioranza. «Avrei voluto qualcosa di più estensivo – afferma Riccardo Villari (Mpa) un decreto più utile e più opportuno. In Campania c’è un’ingessatura che talvolta impedisce anche l’apertura di semplici finestre. Mi sembra insopportabile che, al tempo del federalismo, un funzionario di una qualsivoglia Sovrintendenza possa sovrapporsi all’autorità di un Consiglio comunale eletto rispetto ad alcune iniziative. Ci voleva il buon senso di ripristinare le condizioni del vecchio condono negato ai cittadini campani in maniera illegittima; ci vuole qualcuno che difenda il Mezzogiorno e in particolare la Campania da accuse infamanti e infondate. Che c’entra la camorra con gli abusi di necessità? C’è c’entrano le speculazioni dei clan rispetto a chi non ha potuto, legittimamente, sanare la casa dove vive?». Dura la posizione del Pd. «È stata una risposta sproporzionata e inadeguata – sostiene il senatore Roberto Della Seta – il Siamo contrari a ogni forma di condono, tanto più in una regione come la Campania dove circa un quarto di tutte le case costruite negli ultimi 25 anni è illegale e dove due terzi dei comuni sciolti dal 1991 a oggi per infiltrazioni criminali, sono stati azzerati per vicende di abusivismo edilizio». In attesa del voto alla Camera alla Regione è già scattato il conto alla rovescia per mettere a punto il nuovo piano. «L’approvazione della legge sugli abbatimenti ci consente di affrontare in maniera sistematica la vicenda – commenta Marcello Taglialatela, assessore regionale all’urbanistica e deputato Pdl – C’è una pregiudiziale di tipo territoriale: l’ambiente va tutelato e vanno rispettati i vincoli per il rispetto delle aree naturali. Ciò detto va sottolineato l’aspetto sociale di un provvedimento del genere, evitare gli abbattimenti significa evitare drammi. Affrontata l’emergenza c’è da definire un piano che consenta di affrontare il problema della casa nella sua interezza. Ecco, quindi, il piano casa con spinta all’edilizia popolare; ecco la riqualificazione urbanistica con il disegno di tessuti territoriali che consentano lo sviluppo sostenibile; ecco l’applicazione delle norme che consentono ampliamenti volumetrici di abitazioni già esistenti». «Inevitabilmente la legge che sospende gli abbattimenti – conclude l’assessore provinciale all’urbanistica Nello Palumbo – viaggia in parallelo con la proposta del ministro Tremonti. Non ci sarebbe solo lo stop alle ruspe ma anche la prospettiva di poter pianificare i bisogni abitativi. La stima degli immobili dispobili sarebbe, logicamente, più puntuale dopo “l’emersione” delle “case fantasma” e questo consentirebbe una valutazione più attenta dei fabbisogni abitativi dei diversi Comuni».


Salvo Sapio

Il Mattino il 27/05/10



Tornano le ruspe: giù due costruzioni del maxi-sequestro

Tornano a sorpresa, e nel silenzio, le demolizioni in via Vecchiullo. Le ruspe ieri hanno abbattuto due edifici grezzi e inabitati posizionati nella zona oggetto del primo maxi-sequestro di 29 abitazioni, eseguito nel febbraio 2007. In quest’area sono poche le costruzioni abusive rimaste in piedi, ma dall’ufficio tecnico del comune di Casalnuovo nessuno lascia trapelare quando ci saranno nuove demolizioni. Si preferisce agire sotto traccia e senza clamori, limitandosi a precisare che «tutto sta avvenendo nell’ambito del programma stabilito dalla commissione prefettizia». Sono ancora in piedi, invece, gli edifici già abitati che rientravano nel secondo maxi-sequestro, che nel complesso toccava ben 62 costruzioni, tra le quali quelle infuocate di via Tito Livio e del Parco del Sole. E resta questo il nodo politico nelle mani della giunta Peluso, dato che molti proprietari (alcuni anche truffati da agenzie immobiliari inserite nel circuito criminale alla base della palazzopoli casalnuovese) hanno preso le vie legali, e se rispuntassero le ruspe da quelle parti potrebbero ripetersi scene drammatiche. L’operazione di ieri mattina si è svolta dalle 6 alle 14. Due camionette dei carabinieri, una volante della polizia e i vigili urbani hanno garantito la sicurezza, ma non ce n’era bisogno. Nessuna protesta, nessuna ressa di curiosi. Altre scene rispetto ai durissimi scontri del luglio 2009, in via Tito Livio, che portarono anche a diversi arresti. E sembra lontano anche il clamore che accompagnò le prime demolizioni, nell’estate del 2007, e quelle riguardanti le case del costruttore Pelliccia, cuore dello scandalo. Eppure, il doppio abbattimento non è stato privo di difficoltà: uno dei due edifici era praticamente attaccato ad una villetta abitata, anch’essa abusiva. La ruspa ha dovuto muoversi con delicatezza per tirare giù il tetto senza toccare le pareti dell’abitazione occupata. Ora l’area sarà bonificata e riportata alle condizioni precedenti. Se resta aperta la vertenza per le case già abitate dai proprietari, il sindaco di Casalnuovo, Antonio Peluso, ha ieri lasciato trapelare una novità sul fronte delle costruzioni vuote acquisite al patrimonio comunale: «Occorre una riflessione per verificare se non sia più giusto utilizzare tali edifici per fini di edilizia sociale». In sostanza l’amministrazione sta pensando di non buttare a terra altri beni abusivi già sottratti a proprietari e costruttori, e di renderli disponibili, se in condizioni di sicurezza, per le fasce deboli. D’altra parte, è noto che il Comune ha dovuto indebitarsi con la Cassa depositi e prestiti per finanziare le demolizioni, per le quali è stato redatto un bando con importo di 700mila euro. Gli abbattimenti di ieri sono anche un segno politico di come stia continuando il «ripristino della legalità», come dicono i tecnici presenti sul posto. Lo scandalo abusivismo ha a lungo danneggiato l’immagine di Casalnuovo, facendo emergere un intreccio tra camorra, imprenditori e dipendenti comunali che ha portato nella città l0onta del commissariamento.


Marco Iasevoli

Il Mattino il 27/05/2010

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