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sabato, Maggio 4, 2024
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Bertini: «Liccardo sindaco, il nuovo che sa di vecchio»

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Liccardo sindaco: Il nuovo che sa di vecchio e già puzza di muffa.
Se il buon giorno si vede dal mattino i primi segnali che vengono dal palazzo municipale di Marano
non lasciano presagire niente di buono e, soprattutto, niente di nuovo.
Era normale che l’armata brancaleone raccapezzata raccogliendo in giro sterpaglie, frasche e
tutto ciò che si riusciva a mettere insieme all’insegna del grido “’o ppaese è d’ ‘o ppaesano”, una
volta portato a casa il risultato che era quello della conquista della Bastiglia, si sarebbe lacerata da
subito nella spartizione del bottino e così da subito ognuno ha tirato fuori le unghie e i denti e ha
messo sul piatto le proprie pretese chiamando in causa gli accordi fatui della vigilia e presentando
all’incasso i pacchetti di consensi racimolati con il sistema del voto coatto nel il quale ognuno si è
personalmente impegnato promettendo a sua volta e assicurando le cose più impensabili.

Sono più di venti giorni che il giovane Liccardo, novella Penelope, passa il suo tempo a tessere
una tela che compone di giorno e si scompone di notte, cercando di far convivere appetiti
contrapposti e impegnandosi allo spasimo per evitare che i contendenti si sbranino fra di loro prima
ancora di dedicarsi a sbranare la città, il tutto nel solco del più logoro sistema vetero democristiano
alla faccia dei discorsi e degli slogan sbandierati nel corso della campagna elettorale che
grondavano innovazione, professionalità e meritocrazia ma che in realtà, da come si rileva già
dai primi vagiti di un’ amministrazione che non è ancora nata, erano tutte chiacchiere messe in
giro per infinocchiare i gonzi. I fatti dicono tutta un’altra cosa, dicono che si sta ripetendo una
storia vecchia come Matusalemme e che a riproporla, dietro la facciata già sbiadita di nuove
generazioni che di nuovo hanno solo i dati anagrafici, sono le solite cariatidi incartapecorite che
ripetono i motivi che da sempre hanno informato la politichetta locale fatta di ambizioni personali,
interessi di bottega e ingombranti sagome di operatori nemmeno tanto occulti che, ora come allora,
presiedono, presidiano e determinano.


Fatti per volare basso.
Avevamo già usato questo titolo, subito dopo la composizione
della giunta, per definire quella che a nostro parere sarebbe stata la sorte della amministrazione
Cavallo e i fatti alla fine ci hanno dato ragione in tempi straordinariamente brevi presentandoci
sindaco, giunta e consiglieri che non sono riusciti a fare nemmeno un saltello prima di sprofondare
definitivamente; lo riproponiamo esattamente negli stessi termini per l’amministrazione Liccardo
perché le premesse che lasciano presagire un identico destino ci sono tutte anche se, visti
gli interessi in campo e i personaggi che tirano le fila dell’intera pantomima, i tempi di durata
potrebbero essere protratti, con significativi danni per la città, fino al raggiungimento degli
obbiettivi.

Il livello sul quale potrebbe attestarsi il volo dell’Angelo nostrano è chiaramente definito nelle azioni
messe in campo per assicurarsi la poltrona di primo cittadino e nei criteri ai quali sta informando
le sue scelte nella formazione di quella che dovrebbe essere una squadra di governo. Il ricorso
massiccio ai sistemi e ai metodi del voto coatto per garantirsi il risultato elettorale la dice lunga
in merito al grado di spregiudicatezza che informa i criteri morali del nostro personaggio che
completa il quadro della miseria interiore quando riporta a pulito le peggiori intenzioni facendosi
benedire e assolvere dallo zio prete che lo accoglie nella sede del comitato elettorale istituito per
lui nella Chiesa di San Castrese: uno che non rispetta la libertà di scelta nel momento del voto
non può garantire nessun tipo di diritto di terzi nella scelte che andrà a fare nel ruolo delicatissimo
di capo dell’amministrazione. A confermare l’idea che gli obbiettivi reali che si propone la nuova
amministrazione sono del tutto diversi da quelli proclamati arrivano i criteri di selezione della
squadra di governo che prescindono totalmente da idee quali capacità, esperienza, professionalità,
intelligenza, abilità, coerenza con l’impianto progettuale e roba del genere; gli assessori, a quel
che è dato sapere, non sono scelti sulla base della loro attinenza ai ruoli che dovranno rivestire
ma sulla base degli equilibri politici per cui, se esistesse un assessorato alla protezione degli
animali, questo potrebbe essere tranquillamente assegnato anche a un macellaio. E’ chiaro che
con questa pesante zavorra sarà veramente difficile che l’Angelo possa riuscire ad alzarsi in volo.
Quanta attenzione si riserva alla qualità e alla competenza se il sindaco, a cui la cosa spetta per
legge e per logica, lascia ai partiti il compito di scegliere gli assessori o, addirittura, se per dipanare
una matassa complicata fra liste alle quali in base agli accordi pre elettorali “toccherebbe” un solo
assessore in due si propone un “accorpamento estemporaneo” e una scelta per sorteggio? Quanto
è tenuta di conto la qualità quando si decide che a presiedere il Consiglio Comunale debba andare
i automatico il consigliere che ha riportato il maggior numero di voti? Siamo proprio sicuri che a
fare i voti per uno sprovveduto non possa pensarci un parente importante e che poi il Consiglio
Comunale finisca in mano allo sprovveduto o alla sprovveduta?

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I valori della famiglia sono sacri.
Come abbiamo visto è saltata ogni valutazione di merito
mentre invece ci si sta avvitando in una spirale sempre più stretta di paesanità ancestrale e di
incrociati rapporti di tipo familiare per cui la cosa più probabile è che alla fine della giostra ci si
possa ritrovare una Marano rigorosamente governata da poche ma importanti famiglie più o meno
direttamente imparentate fra loro le quali, proprio dalla accurata selezione messa in campo, si
capisce lucidamente quali tipi di interessi andranno a difendere. Se si aggiunge a tutto questo
la sfrontatezza con la quale le “famiglie” che non hanno trovato una loro diretta rappresentanza
in Consiglio Comunale la troveranno ancor meglio qualificata nella composizione della giunta
aggravando non poco il già paventato rischio che arrivi la Commissione di Accesso si completa
il panorama della grettezza mentale che con le recenti elezioni è stata mandata al governo della
città.
Siccome le liste che, tutte insieme e appassionatamente, si erano aggregate in maniera piuttosto
raffazzonata per mandare Liccardo a fare il sindaco erano veramente tante ed erano tutte
infarcite di moltissimi portatori di voti e siccome i”posti” a disposizione per accontentare tutti non
ci sono scattano feroci lotte fratricide fra quelli che, magari avendo contribuito con una buona
raccolta di consensi, non riescono a portare a casa il frutto del loro impegno e a questo punto
interviene di autorità il sindaco, opportunamente spalleggiato, che dovendo fare una scelta
opta salomonicamente per quello che una considerazione meramente utilitaristica gli consiglia,
accontenta quelli che gli possono creare problemi in Consiglio e, dimenticando gli accordi della
vigilia e passando anche sopra rapporti atavici di amicizia e cordialità, machiavellicamente lascia a
piedi soggetti come D’Ambra che nonostante un diluvio di voti non è riuscito a entrare in Consiglio
ma a cui era stato garantito un assessorato, Mario Granata che potrebbe vedersi umiliato a
contendere per sorteggio un posto a Saverio Santoro…saranno in molti a leccarsi le ferite, ma
sappiamo già che alla prossima occasione, in nome del sacrosanto principio della paesanità, si
rimetteranno in gioco pronti a stringere nuovi patti e a credere a nuove promesse

Niente di nuovo sotto il sole. C’è stato qualcuno che aveva presentato Liccardo come il nuovo
che avanza, a noi, in verità, ci sembra tanto qualcosa che è avanzato già tanto tempo fa e che oggi
viene riproposto maldestramente riscaldato.

Comunicato stampa

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