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«CUMA, LA NOSTRA ESTATE DEI VELENI»
Licola insorge: il depuratore ci appesta

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LICOLA. Lungo le rive dove sbarcò Enea di ritorno da Troia, il fiume sommerso che ha la sua sorgente nel depuratore di Cuma continua a sfociare indisturbato. Ribollono le onde lattiginose, ma non c’è nulla di naturale in questo fenomeno, in questo insano effetto «shaker». Il mare ha riflessi orientali, alla luce del tramonto: sotto la superficie scura si sciolgono schiume fosforescenti. Ma a far ribollire le onde non sono i sospiri sottomarini vulcanici. C’è invece la solita macchina in moto che mischia aria e acqua mediterranea con fetori ammoniacali, deiezioni industriali, fosgene, liquami, colibatteri ed ogni surplus chimico organico di cui Napoli deve disfarsi ogni giorno.
Da qui ha inizio quello che, categorie di imprenditori e comitati cittadini, hanno voluto ribattezzare la «Costa dei Sogni». Così si chiama, infatti, l’associazione che da alcuni mesi lotta, a una sola voce, contro il degrado del litorale domizio. «A luglio la Regione aveva promesso dei miglioramenti alle nostre condizioni di vita, ma non è successo ancora nulla», spiega Annamaria Lubrano, presidente della neonata associazione. Venti chilometri di litorale da strappare a un destino segnato: una costa delimitata a sud dalla foce del depuratore di Cuma e a nord da quella dei Regi Lagni. «Ma i veri guai li abbiamo solo noi qui a Licola, dove chi investe un euro in un’attività ricettiva dovrebbe ricevere dei premi per tutta la vita», racconta Salvatore Scotto Di Clemente, titolare del lido Vittoria. Ma può mai una spiaggia vivere senza il mare? «Certo che si può – spiega Salvatore Trinchillo, presidente regionale del Sindacato Balneare -, qui avviene da trent’anni, da quando c’è il depuratore. E meno male che per un gioco di correnti questa estate è andata un po’ meglio».
Una costa dannata, quella di Licola. Come se non bastasse, c’è pure l’alveo dei Camaldoli e il canale di Quarto a dare il proprio contributo di veleni. «Abbiamo tirato un sospiro di sollievo solo a ferragosto -continua ancora Annamaria Lubrano, proprietaria del lido Le Dune-, il mio stabilimento sorge a mezzo metro dalla foce. Per il resto ci siamo sempre e soltanto turati il naso». Un industria, quella balneare, che batte cassa. Ma che non si arrende. Nel settembre di due anni fa inviarono al presidente Ciampi delle bottiglie con i liquami. Niente. Il 20 luglio la firma di un protocollo d’intesa con la Regione e la creazione di un tavolo permanente per il monitoraggio dell’area. «Neppure un passo in avanti è stato fatto, la mattina raccogliamo quintali di fanghi trascinati dal mare», accusa ancora Scotto Di Clemente.
Una protesta a cui si aggiungono quelle degli abitanti che vivono intorno al depuratore. «La puzza che viene dal depuratore è insopportabile, per un po’ di mesi è andata meglio, ma questa è stata un’estate da incubo», racconta Annarosa De Falco che vive nel quartiere delle Reginelle.
Quello di Cuma è un impianto di depurazione voluto all’indomani della stagione del colera, nel 1973, più volte proclamato inefficiente, e dunque inquinante. «Siamo sfiduciati, nessuno ci aiuta a risolvere questo problema. Qui non si respira», spiega Antonio, l’anziano fioraio che ha il vivaio con vista sul depuratore. Nel gennaio del 2003 intervenne il procuratore Agostino Cordova: l’impianto venne sequestrato. Niente, neanche allora.
Si coltiva l’amnesia, da queste parti. I ritardi sono abissali. Due anni fa, la Provincia attivò un impianto di deodorizzazione. «Sì, funzionava. Ma adesso?». Chi può, in pochi per la verità, si è dotato di doppi vetri e condizionari. «Ma la maggioranza soffre per l’aria irrespirabile». Sono vapori che fanno lacrimare gli occhi e mordono i polmoni.
«La costa dei sogni? Sì noi ci crediamo, perché senza depuratori questo litorale diventerà più bello di quello di Rimini», è la speranza degli imprenditori della zona.



PINO TAORMINA – IL MATTINO 27 AGOSTO 2004


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http://ilmattino.caltanet.it/hermes/20040827/CIRC_NORD/CAMPANIA/SPAK.htm

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