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«PONTE RICCIO, QUI VIETATO RESPIRARE»
Rifiuti e miasmi, proteste nel Giuglianese

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Giugliano. Vietato aprire le finestre dal mattino alla sera. Vietato mandare i bambini a giocare in cortile. Vietato accompagnare gli anziani a fare una passeggiata la sera e vietato anche mangiare all’aperto. Benvenuti a Ponte Riccio, benvenuti tra le famiglie che vivono alle spalle del Cdr e delle discariche consortili. Gli stessi abitanti che da anni combattono per la messa in sicurezza dei vecchi sversatoi, in estate sono costantemente alle prese con un’altra emergenza: quella dei miasmi provenienti dai rifiuti incendiati illegalmente nel vicino campo rom. «Ogni giorno gli extracomunitari appiccano il fuoco a cataste di copertoni e rifiuti di vario genere – dice Tilde Adamo, consigliera circoscrizionale del Prc e presidente del comitato di quartiere – Le colonne di fumo nero si alzano per decine di metri. La puzza è davvero insopportabile. Abbiamo già fatto decine di segnalazioni, tutte a vuoto». Contro i roghi è scesa in campo anche Legambiente. «Quegli incendi vanno fermati – dice Raffaele Del Giudice, responsabile territoriale del Cigno verde – Dalla combustione dei materiali si originano enormi quantità di diossina». Il campo rom di Ponte Riccio, in cui vivono 600 extracomunitari, sorge su una discarica di 110mila metri quadri, a duecento metri dal Cdr e a quattrocento dalle ex discariche Schiavi e Masseria del Pozzo, per anni capolinea dei rifiuti urbani di tutta la Campania e oggi sito per la raccolta del biogas. «Ci arrangiamo a bruciare e vendere ferraglia», confessano i rom. Le colonne di fumo nero sono visibili a chilometri di distanza, fino al Casertano.

Ma a tormentare i residenti di Giugliano e dintorni non ci sono solo i roghi di rifiuti illegali. C’è da fari i conti anche con i numerosi siti inquinanti disseminati nell’arco di pochi chilometri. «Con il caldo insopportabile di quest’estate – racconta Rosanna De Marco – la situazione è ancora peggiorata: l’odore dei rifiuti in decomposizione entra nelle nostre case sin dalle prime ore del mattino. Per tirare un sospiro di sollievo dobbiamo sperare che il vento cambi direzione». Sono solo quelli i momenti in cui i bambini possono giocare in cortile e gli anziani possono uscire a prendere un po’ d’aria. «In caso contrario stiamo sempre in casa», aggiunge. Il cattivo odore rende l’aria irrespirabile anche a Qualiano e Villaricca, ma pure a Lago Patria, Licola e Varcaturo. Qui i miasmi sono aumentati dopo la riapertura della contestata discarica di Settecainati. «Non possiamo neppure mettere gli indumenti ad asciugare al sole, perché la puzza di rifiuti li impregnerebbe», protestano i residenti.

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Cresce, intanto, la preoccupazione per possibili rischi sulla salute. A settembre sarà presentato lo studio sulla mortalità tumorale realizzato dall’Istituto superiore della Sanità nell’hinterland giuglianese. Diciotto mesi di analisi e ricerche per accertare quello che tutti da tempo sospettano: un nesso causale tra l’aumento dei tumori e la vicinanza delle discariche. Dall’indagine – realizzata in collaborazione con Legambiente, Cnr e Protezione civile – emergerebbero dati agghiaccianti sull’aumento delle malattie tumorali a Giugliano, Qualiano e Villaricca. Nell’area in esame la mortalità per tumori sarebbe più elevata rispetto alla regione Campania e, nel complesso, in aumento soprattutto nelle donne. Particolarmente significativo risulta l’incremento dei tumori ai polmoni, alla trachea e ai bronchi. Uno studio allarmante, che ha indotto Guido Bertolaso, responsabile della Protezione civile, a chiedere un provvedimento legislativo che vieti gli sversatoi nella zona «per almeno 15 anni».



UF IL MATTINO 29 AGOSTO 2004

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