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giovedì, Luglio 4, 2024
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«Curate Anna in ospedale»

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MELITO, APPELLO DEI GENITORI DELLA BIMBA A SIRCHIA E TUFANO


Il padre: tenerla a casa è diventata un’odissea



Melito. Anna ha dieci anni e da quando ne aveva cinque è affetta da un neuroblastoma, uno dei tumori più frequenti tra i bambini. Anna non può muoversi, non può giocare, non può andare in bagno. Anna è una malata terminale. Per lei il papà, Emanuele Farina, ha rivolto un appello al ministro della sanità, Sirchia, e all’assessore regionale Tufano. «Mia figlia è in fin di vita. Ogni giorno deve fare i conti con dolori strazianti. È intubata: non urina autonomamente, non si muove. Ha bisogno di assistenza continua, ventiquattro ore al giorno. Ma dagli ospedali ci hanno detto che non possono tenerla, meglio che stia a casa. Ma come facciamo? Non sappiamo come alleggerirle il dolore, cosa fare quando sopraggiungono le complicazioni».
La famiglia Farina abita al terzo piano di una palazzina della cooperativa Copec, a Melito. Assieme al padre e alla piccola di 10 anni vivono mamma Margherita, 30 anni, casalinga, e Francesca, 4 anni.
La cartella clinica di Anna parla di neuroblastoma surrenale. Tradotto, significa che la piccola è costretta a stare tutto il giorno a letto, chiusa nella sua stanza, a combattere le febbri e la nausea. «Ma avrebbe bisogno di cure continue e mirate da parte di personale altamente specializzato, che le rendano più lievi le sofferenze», dice papà Emanuele, 40 anni, impiegato in banca.
La malattia non lascia tregua alla piccola: febbre, debolezza, pallore, tosse e difficoltà a respirare, dolori addominali, insufficienza renale, dolore alle gambe. «Abbiamo fatto il giro di tutti i principali ospedali di Italia – racconta il padre –. Prima al Santobono per l’asportazione del tumore, poi al Gaslini di Genova per l’espianto del midollo osseo, poi al Regina Margherita di Torino per il trapianto. Il male sembrava scomparso, invece si è ripresentato. Stavolta, hanno detto i medici, non c’è più nulla da fare. Bisogna aspettare che il morbo faccia il suo corso». Emanuele chiede che «Anna venga curata in una struttura specialistica che possa assisterla durante le innumerevoli complicazioni della malattia». «Da anni ci costringono a passare da un reparto all’altro. È una tortura: per noi e per lei – aggiunge –. Siamo stanchi di questo calvario. Per questo ci rivolgiamo al ministro Sirchia e all’assessore Tufano. Mia figlia ha bisogno di essere curata in ospedale, è uno strazio tenerla a casa e non poter fare nulla per attenuarle i dolori. Da cinque anni combattiamo affinché le venga garantito il diritto di migliorare in qualche modo la qualità della sua vita».

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UF IL MATTINO 6 SETTEMBRE 2004

http://ilmattino.caltanet.it/hermes/20040906/CIRC_NORD/CAMPANIA/CECE.htm

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