MARANO. Arrestato per un furto a Grosseto, un pregiudicato di Marano si è ucciso nel carcere di Livorno: è finito così Luigi Visconti, 26 anni. L’uomo si è suicidato ieri impiccandosi con le lenzuola alla grata del bagno della sua cella.
Il 28 agosto era stato fermato dalla polizia ferroviaria maremmana: a bordo dell’Intercity Torino-Roma aveva rubato soldi, cellulare e alcuni Cd a una ragazza che aveva immediatamente denunciato il furto. La polizia ferroviaria aveva controllato le persone scese dal treno alla fermata successiva, quella di grosseto, identificando Visconti in base alla descrizione fornita dalla derubata. Lo aveva quindi perquisito trovandogli addosso la refurtiva e lo aveva arrestato. Processato per direttissima, Visconti aveva patteggiato una pena di otto mesi di reclusione e non aveva potuto usufruire di nessun beneficio perchè risultava inadempiente all’ obbligo di dimora. Trasferito prima nel carcere di Grosseto e poi in quello di Livorno, si è suicidato ieri. È il terzo suicidio negli ultimi tre mesi nel carcere delle Sughere. E oggi il provveditore regionale del dipartimento dell’ amministrazione penitenziaria, Massimo De Pascalis, è stato a Livorno ha verificato di persona quanto sta accadendo alle Sughere.
Restano misteriosi i motivi del suicidio: Visconti sarebbe stato un piccolo pregiudicato, specializzato in furti nelle profumerie (tanto che al suo paese lo chiamavano Gigino Farheneit dal nome dell’omonimo profumo) e sui treni. Sarebbe stato beccato più volte sulla linea Napoli-Bologna e avrebbe avuto l’obbligo di dimora a Marano, quello di andare a firmare ogni giorno alla polizia giudiziaria. Non poteva nemmeno non uscire di casa dalle 21- alle 7. Non era sposato e viveva con i genitori.
È difficile, immaginare perchè un piccolo pregiudicato, con una condanna relativamente lieve, decida di togliersi la vita in carcere impiccandosi con le lenzuola alla finestra della cella. Nè è facile capire perchè nessuno si sia accorto di quello che stava capitando e sia intervenuto in tempo per evitare la disgrazia. Secondo le prime ricostruzioni Visconti si sarebbe rifiutato di uscire per l’ora d’aria: al ritorno in cella i compagni lo avrebbero trovato già morto. Inutili i tentativi di rianimarlo da parte del medico del carcere, che alla fine ne avrebbe costatato il decesso. L’uomo aveva l’osso del collo rotto.
Su che cosa sia realmente accaduto e sul perchè sia accaduto bisognerà fare chiarezza nelle prossime ore come probabilmente chiederà la famiglia di Visconti e come già hanno fatto i parenti delle altre due persone che si erano ammazzate nei mesi scorsi nello stesso carcere di Livorno. E poco dopo il suicidio di Visconti, in giornata gli agenti della polizia penitenziaria hanno salvato un altro detenuto del carcere livornese che aveva tentato di impiccarsi nella sua cella. Sulla situazione del carcere di Livorno, come su quella di altri tre penitenziati un gruppo di parlamentari ds ha già presentato nei giorni scorsi un’interrogazione parlamentare.
http://ilmattino.caltanet.it/hermes/20040908/CIRC_NORD/CAMPANIA/PIM.htm


