GIUGLIANO. Un agente di polizia carceraria accusato di aver introdotto nel penitenziario di Secondigliano l’eroina killer che potrebbe aver ucciso il detenuto trentunenne Francesco Pirozzi e ridotto in fin di vita il suo compagno di cella. Il poliziotto penitenziario è in stato di fermo, disposto dal sostituto procuratore Antonio Guerriero, il magistrato che coordina l’indagine sull’inquietante decesso. Tra gli altri reati il pm ipotizza, nelle accuse formulate nel provvedimento restrittivo, quello, grave, di aver spacciato sostanza stupefacente all’interno del carcere. Un’inchiesta complessa che apre cupi scenari e che sicuramente produrrà nuovi clamorosi colpi di scena. Ricostruiamo la vicenda. La notte tra mercoledì e giovedì scorso Francesco Pirozzi, giuglianese, detenuto per reati di droga nel penitenziario di Secondigliano, viene colto da malore. Muore alle tre del mattino senza mai riprendere conoscenza. Il detenuto che condivide la cella a due letti pure viene soccorso perchè privo di sensi. Sulla morte di Francesco Pirozzi (nessun legame di parentela con la ”famiglia” della Sanità) e sul malore che ha colpito dietro le sbarre l’altro detenuto viene aperta subito un’inchiesta. La cella è perquisita e vengono effettuate perquisizioni domiciliari anche presso l’abitazione della moglie del Pirozzi, a Giugliano. Il giorno prima, martedì 16 novembre, a Secondigliano (è in quel quartiere e nella vicina Scampia che viene venduto il maggior quantitativo di eroina che si spaccia in città), ambulanze del 118 avevano soccorso una ventina di tossicodipendenti, tutti in stato di overdose. Evidentemente tutti quelli che erano stati colti da malore dopo essersi bucati avevano acquistato eroina proveniente dalla stessa partita di droga-killer. Se è vero, dunque, che Pirozzi è morto per overdose, c’è da supporre che la droga che l’ha ucciso proveniva dal vicino «mercato» di Scampia. La conferma che il cuore del detenuto di Giugliano – da tre anni in una cella del penitenziario di Secondigliano – abbia smesso di battere a causa di una dose di droga la si otterrà soltanto quando saranno pronti gli esiti degli esami di laboratorio sui prelievi istologici effettuati con l’autopsia. E dovranno passare almeno venti giorni prima che quei risultati vengano comunicati al dottor Antonio D’Ettorre, il medico legale incaricato dal magistrato inquirente di eseguire l’esame necroscopico sulla salma del detenuto. Droga che arriva in carcere attraverso un agente di polizia penitenziaria. Un fatto gravissimo. Su cui il pm Guerriero vorrà fare luce al più presto. Non si escludono complicità all’interno della struttura carceraria. Non si esclude che il fermo dell’agente penitenziario sia soltanto l’inizio di uno scandalo di proporzioni più vaste.
MARISA LA PENNA – IL MATTTINO 22 NOVEMBRE 2004


