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GUERRA ALLA CAMORRA: DS IN TRINCEA
L’intervento di Nappi, segretario regionale della Quercia

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NAPOLI. Torneremo a riflettere, in un quartiere simbolo di Napoli come San Giovanni a Teduccio, il prossimo 2 dicembre in un giornata di mobilitazione, di confronto e di proposta conclusa da Luciano Violante, sui temi della legalità, della lotta alla camorra e della sicurezza dei cittadini a Napoli ed in Campania.

L’iniziativa avvia un vero e proprio viaggio nell’intera Regione che si svilupperà con una molteplicità di appuntamenti e nel quadro di un impegno nazionale dei Ds e dei Gruppi parlamentari, dopo oltre due anni nei quali ripetutamente davanti al Governo nazionale abbiamo sollevato la gravità della situazione napoletana e campana senza alcun riscontro significativo. Per una forza come la nostra si tratterà di mettere in campo una denuncia della situazione che rimanda a responsabilità della politica governativa; una rinnovata capacità di proposta; una spinta alla più ampia mobilitazione civile che in questi giorni sta vivendo già importanti momenti; un rinnovato slancio nell’azione delle amministrazioni locali.

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Di sicuro c’è un discorso nuovo da aprire sulle condizioni di vita e sul futuro delle giovani generazioni e c’è da rilanciare il valore delle politiche sociali e di inclusione come fattori strutturali di sicurezza.

Tutti siamo certamente chiamati in causa e da tutti deve venire un impegno rinnovato. Altra cosa è però dare l’idea che sulla sicurezza dei cittadini l’unico a non dover rispondere sia il principale soggetto istituzionale chiamato a garantirla: il Governo nazionale. Visto che il Ministro Pisanu ha preannunciato una nuova visita alla città, vorrei cogliere l’occasione per porre alcune questioni di fondo.

Più si insiste sul fatto che non vi sono ricette facili per affrontare la questione, e meno che mai possono esserlo nuovi poteri commissariali o l’abbassamento dell’età di punibilità per i minori, più occorre far emergere una strategia coerente e costante nel tempo: è esattamente questa che manca del tutto.

Basti del resto pensare che nella relazione del Ministro dell’Interno al Parlamento sullo stato della sicurezza pubblica il Ministro Pisanu a giugno scorso, non tre anni fa, ha scritto che a Napoli ed in Campania tutto era sotto controllo sul fronte della criminalità. Quale sottovalutazione, o non conoscenza più grave sarebbe possibile alla luce di quello che è successo nei mesi successivi ?

C’è un grande problema di indirizzo politico che attiene ad una precisa responsabilità del governo nazionale: l’azione di contrasto alla criminalità organizzata è stata in questi anni agli ultimi posti dell’elenco delle priorità di intervento definite dal Governo.

Se per circa quattro anni il fronte della legalità viene colpito sistematicamente, non c’è poi da sorprendersi molto se siamo al punto di oggi e certo è giusto invocare una più alta reattività dei cittadini senza dimenticare che essa é il frutto di un circuito positivo di fiducia nelle istituzioni che tante scelte hanno però messo duramente alla prova.

Nella società meridionale lo scontro tra legalità / illegalità non è mai dato per risolto una volta per tutte. Se c’è uno sforzo convergente, se ci sono segnali univoci, se c’è un grande spirito di collaborazione tra tutte le istituzioni, se vive una tensione civile continuamente alimentata allora il piatto della bilancia si sposta sul lato della legalità/fiducia. Se i segnali non sono univoci o addirittura sono contrastanti, allora riprendono forza e fiato le forze della illegalità/sfiducia e si estende nella società un’area di a-legalità, di passività che fa da ambiente fertile per la ripresa degli stessi fenomeni criminali.

Quanto ha pesato nell’arretramento del confine della legalità una politica strutturale di condoni: fiscali, ambientali, contributivi… Quale messaggio ne è venuto alle forze della società?

E quanto pesa, sempre da questo versante, la vera e propria guerra scatenata nei confronti dei giudici?

E, per non allontanarci da Napoli, quanto ha pesato, in termini di più difficile risposta dello Stato contro la criminalità, l’avere lasciato la Procura della Repubblica di Napoli negli ultimi anni in una condizione di sostanziale paralisi?

Abbiamo noi stessi sollecitato una più forte presenza dello Stato e delle forze dell’ordine nel territorio. E riteniamo che un problema di quantità di forze presenti in modo permanente ci sia tutt’ora. Al di là di tabelle e statistiche che mettono tutto insieme, chi sta negli uffici e chi in strada, chi investiga e chi consegna notifiche, davvero si può sostenere che in tanti quartieri di Napoli i cittadini siano in condizione di vedere ordinariamente una significativa presenza delle forze dell’ordine? E se da Napoli usciamo e giriamo l’area metropolitana, o la conurbazione casertana, o l’Agro Nocerino sarnese, ho seri dubbi che siamo al di sopra , anche solo sul piano formale ,della media nazionale nel rapporto poliziotto / abitanti. Nei giorni scorsi abbiamo organizzato un convegno a Villaricca sui temi ambientali e della lotta alle ecomafie. Secondo i parametri ministeriali, ed in un’area che non difetta certo di presenze criminali ( Villaricca, Qualiano, Giugliano, circa 170.000 abitanti, una grande città ) dovrebbero agire circa 700 tra poliziotti, carabinieri, finanzieri in quell’area. Ci sono?

In quell’area avrebbero dovuto sorgere un nuovo Tribunale ed una nuova Procura .Dopo quattro anni di Castelli, il progetto non esiste più. E sempre rimanendo nell’area metropolitana napoletana, le condizioni in cui operano gli uffici giudiziari di Nola e Torre Annunziata sono una vergogna nazionale che rende felici i camorristi: dopo circa 4 anni di Castelli, i problemi si sono tutti aggravati.

Insieme alla quantità c’è un grande problema di qualità. A cominciare dall’esigenza di rilanciare un grande sforzo investigativo, cui dedicare il meglio delle risorse umane, incrociando dati ed esperienze, riorganizzando uffici e apparati a questo fine: quante sono le inchieste oggi aperte sui clan che puntano a controllare diversi territori della regione? Sarebbe interessante avere un quadro anche da questo punto di vista.

Risultano ancora assenti indirizzi di effettivo coordinamento tra le forze dell’ordine.

Tutti sostengono che l’attacco ai patrimoni criminali è strategico per sconfiggere la camorra. Nella Questura di Napoli risulta essere una la persona dedicata alle misure patrimoniali. In quella di Caserta risultano essere in due.

È molto importante il protocollo sottoscritto tra Comune e Prefettura per la costituzione dei Comitati di quartiere per la sicurezza. Sarebbe altrettanto importante farlo anche per i grandi bacini territoriali dell’area metropolitana napoletana, come nel Casertano e nel Salernitano.

C’é poi un grande problema di mezzi e strumenti per le forze dell’ordine. La denuncia avanzata da almeno due anni a questa parte da tutti i rappresentanti delle forze dell’ordine sulla difficoltà di un lavoro ordinario con auto, moto, fotocopiatrici, i più sofisticati mezzi tecnologici, sedi carenti o inadeguati.

Sull’insieme di queste questioni c’è un’occasione immediata di verifica delle reali volontà: la prossima Finanziaria che, allo stato, riduce le risorse proprio per le forze dell’ordine e la sicurezza in generale e per la giustizia.

E allora, se si vuole davvero lavorare ad una svolta, la maggioranza parlamentare, i tanti suoi esponenti locali hanno una opportunità concreta : rendersi disponibili ad una scelta netta in favore della sicurezza e della giustizia, a partire dalle risorse da mettere a disposizione. I nostri gruppi parlamentari lavoreranno in questa direzione, come del resto fanno, largamente inascoltati, dall’inizio della legislatura.

Se il Ministro Pisanu ha in animo di interpretare un mutamento di indirizzi ne ha l’opportunità concreta oltrechè naturalmente il dovere.



* GIANFRANCO NAPPI – Segretario DS Campania


L’UNITA’ – L’ARTICOLO Martedì, 30 Novembre

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