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giovedì, Maggio 9, 2024
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NUVOLETTA E SORPRENDENTE, SEQUESTRI PER 6 MILIONI
Colpo ai beni dei clan. Blitz della Dia

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MARANO. Sei milioni di euro: a tanto ammontano i beni sequestrati da polizia e Direzione investigativa antimafia a persone considerate affiliate al clan Nuvoletta di Marano e al clan Sorprendente di Bagnoli. Un’operazione congiunta che rappresenta il primo risultato del gruppo investigativo interforze composto da personale della Questura e del Centro Operativo Dia di Napoli con un obiettivo preciso: rendere più forte e costante l’aggressione ai patrimoni della criminalità organizzata. Il gruppo di lavoro – voluto dal ministro dell’Interno Giuseppe Pisanu, e la cui gestione è affidata dal capo della polizia De Gennaro al questore Franco Malvano – opera da circa una settimana ed è formato da 50 funzionari e poliziotti della Questura e della Dia di Napoli, investigatori specializzati nelle indagini patrimoniali. L’obiettivo è quello di intensificare la strategia di contrasto contro la camorra, colpendo i patrimoni degli esponenti delle organizzazioni criminali e dei loro prestanome, strategia giudicata strumento efficace nella lotta contro la camorra. Ieri il gruppo investigativo interforze ha eseguito due provvedimenti di sequestro emessi dalla sezione per l’applicazione delle misure di prevenzione del Tribunale di Napoli nei confronti di Salvatore Nuvoletto, di 37 anni, e Giovangiuseppe Lenci, 48 anni: entrambi sono considerati elementi di spicco rispettivamente del clan Nuvoletta e del clan Rossi-Sorprendente. I beni sequestrati ritenuti di proprietà di Nuvoletto sono due immobili a Marano, quote di società per la vendita all’ingrosso di calzature, con sede a Napoli, e un’autovettura. A Lenci sono stati sequestrati quattro immobili, di cui tre appartamenti ed un magazzino, situati nella zona flegrea, una quota di partecipazione di una società operante nel settore della ristorazione, nell’ambito di un complesso turistico a Massa Carrara; un’autorimessa, a Napoli, e la quota di una società che opera nella distribuzione di carburanti. Ma sulla coincidenza dei tempi del sequestro si apre un piccolo giallo. Ad alimentarlo è il segretario dell’Associazione nazionale funzionari di Polizia, Giovanni Aliquò, il quale sottolineando che dal punto di vista tecnico si tratta di una «manipolazione confezionata per motivi politici che sono del tutto estranei a chi, da anni, si occupa di misure di prevenzione». Di più: Aliquò definisce la vicenda «una trappola mediatica tesa anche ai giornalisti in buona fede che vi hanno creduto». Il sequestro di beni – secondo l’Associazione funzionari di polizia – in sostanza sarebbe un’operazione che ha visto oggi la conclusione ma che è partita diverso tempo fa, ben prima che il «gruppo misto» Polizia-Dia voluto dal ministro dell’Interno entrasse in azione. «È davvero inverosimile – sostiene Aliquò – che, nel breve giro di una decina di giorni, un gruppo cui a Napoli è stata assegnata come sede la fatiscente caserma Iovino, privo di qualsiasi supporto informatico, bisognoso dei più elementari mezzi come una rete d’informazione, possa produrre due complesse proposte di sequestro di beni». Intanto, proprio nel momento in cui si riaccende il dibattito sulla necessità di fornire anche a livello legislativo risposte ferme e decise, da Roma giunge la notizia della decisione della Cassazione che ha annullato con rinvio la condanna all’ergastolo per Domenico D’Ausilio, considerato uno dei capi della malavita organizzata di Bagnoli. D’Ausilio – assistito dagli avvocati Ciro D’Avino e Gustavo Pansini – è imputato per l’omicidio di Ciro Piccirillo, avvenuto ad Agnano verso la fine degli anni ’90. In primo e secondo grado era stato condannato. Ieri la Suprema Corte ha annullato la condanna con rinvio. Per D’Ausilio si profila ora un nuovo processo.

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