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lunedì, Maggio 20, 2024
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Ucciso per un furto nella cassa del clan, rischio stangata per i boss dei Mazzarella

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Trent’anni. Questa la richiesta avanzata dal pubblico ministero della Dda per Michele Mazzarella (considerato il reggente dell’omonimo clan) e suo cugino Salvatore Barile per l’omicidio di Salvatore Lausi: il ras fu ucciso alla Sanità il 6 ottobre del 2002 in quella che fu una vera e propria epurazione interna. La vittima, incaricata della riscossione delle estorsioni nei quartieri Forcella, Maddalena e Sanità, fu ritenuta responsabile dell’ammanco di 100 milioni di lire dalla cassa dell’associazione. Lausi inoltre era sospettato di aver stretto rapporti con Giuseppe Missi cosa che venne interpretata come volontà di affiliarsi a quest’ultimo, dissociandosi dai Mazzarella.

LE DICHIARAZIONI DEI COLLABORATORI DI GIUSTIZIA

Fondamentali per la ricostruzione del delitto di via Vergini le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Gennaro Lauro ‘o diciassette, che iniziò il suo percorso di collaborazione con la giustizia all’indomani dell’omicidio del reggente di Forcella Eduardo Bove. Lauro in particolare ha svelato ai magistrati una importante chiave di lettura delle lettere di Michele Mazzarella, missive inviate dal carcere di Secondigliano ai suoi affiliati. Le lettere, oltre ad evidenziare in modo chiaro il ruolo di leader del sodalizio da parte di Mazzarella junior, sebbene detenuto, sono assai rilevanti per l’accertamento del contesto in cui maturò la decisione di eliminare Lausi e, in particolare, del movente dell’omicidio. In quei fogli Mazzarella indicava chiaramente di sostituire Lausi con Salvatore Moccardi impartendo ordini ai suoi, tra cui Salvatore Barile, affinchè procedessero al demansionamento del ras. Sei le missive elencate da Lauro e indirizzate tra l’altro a Fug, a Gennaro, a Pisello e a Sasà, nonché una senza alcun riferimento. In queste lettere emergerebbe la caratura criminale di Michele Mazzarella e il suo ruolo all’interno dell’organizzazione.

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LA LETTERA

Come dichiarato da Lauro spiegando il contenuto della prima lettera:«Da quello che ho compreso leggendo tutta le lettera mi sembra che il fuggitivo cui questa lettera è indirizzata dovrebbe identificarsi in Ciruzzo poco poco (Monacella Ciro). Il riferimento a quello che vola è per D’Alpino Giovanni detto palumbo. Questa lettera si riferisce ad un periodo, nel 2001, in cui reggevano il gruppo Pisello, Ciruzzo poco poco e Barile Salvatore. Il riferimento al sottobanco che starebbe facendo si riferisce alla vendita non autorizzata di cocaina. Secondo Michele Mazzarella, che scrive la lettera, questo sottobanco il D’Alpino lo farebbe per conto di Ciro o Barone (Ciro Giuliano). Il riferimento a Guglielmo è al figlio di Ciro Giuliano, o barone. L’idea che si esprime in questa lettera è che c’erano delle riunioni non autorizzate e non gradite e già all’epoca si pensava di dare una lezione al D’Alpino (quello che vola). Il riferimento a Gennaro dovrebbe essere a Gennaro Moccardi persona già vicina a Giuliano molti anni fa».

Rilevanti anche le dichiarazioni di un altro pentito eccellente, Salvatore Giuliano ‘o russ: “Ho appreso da Salvatore Barile quando abbiamo stretto il nostro rapporto e quindi nel corso di quest’anno, che era stato lui a commettere questo omicidio insieme a Pisello. In particolare mi trovavo presso l’appartamento nel Connolo che Barile ha nella sua disponibilità e nel parlare della situazione della Sanità venne fuori l’argomento dell’omicidio di Salvatore Pirulino. Io gli dissi quello che avevo saputo, lui si fece una risata e battendo il pugno sul suo petto indicando se stesso, mi fece capire che l’aveva commesso lui e che era stato il suo primo omicidio Pirulino era uomo di Michele Mazzarella e si occupava di droga ed estorsioni…omissis…”, ha detto Salvatore ‘o russ .

 

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