MELITO. Hanno rinunciato al Riesame. Molti collegi difensivi hanno rinunciato alla possibilità che la legge consente a chi finisce in galera di dimostrare la mancanza delle esigenze cautelari. Gli avvocati di alcuni indagati di associazione
camorristica in nome e per conto dei clan Di Lauro e dei cosiddetti scissionisti hanno informato i giudici della volontà di rinunciare ad un loro diritto, di fronte all’esistenza di un
processo politico e morale prima ancora che giudiziario. Gli avvocati Michele Cerabona, Vincenzo Mazza,
Gaetano Perna, Salvatore Maria Lepre (solo
per una posizione) hanno così evitato di discutere
le proprie posizioni, mostrando anche
la difficoltà di lavorare in un clima particolarmente
condizionato dalla guerra di camorra in
corso a Secondigliano e dintorni.
Sono stati discusso però alcuni casi nello specifico.
Il penalista Massimo Krogh ha discusso
il caso del sindaco di Melito Alfredo Cicala (nella
foto), accusato di associazione camorristica
e coinvolto nell’omicidio Bizzarro, avvenuto all’interno
di uno degli Hotel della zona di Melito,
con un raid che probabilmente ha rappresentato
il preludio dello scoppio della guerra tra
dilauriani e scissionisti.
Imprenditore prestato alla politica, appartenente
ad una nota famiglia di professionisti di
Melito, sindaco della cittadina a nord di Napoli
dal 1990 al 1993 (quando si dimise), Alfredo
Cicala, 42enne, non aveva proprio i connotati
del camorrista, tranne che per il fatto di aver
sposato una Maisto, sorella del boss Stefano, che
è ovviamente estranea ai fatti. Eppure è stato
accusato di avere fatto, tra l’altro, da “specchiettista”
nell’omicidio di Federico Bizzarro,
47enne, meglio noto come “bacchettella”, capozona
a Melito per conto di Paolo Di Lauro. Il
pregiudicato doveva essere sostituito da uomini
di fiducia dei figli del padrino latitante (Antonio
Ronga e Rosario Fusco “’o coreano”) e per
questo ne fu decisa l’eliminazione. Secondo i
magistrati della Direzione Distrettuale Antimafia
di Napoli ad ammazzare materialmente
Bizzarro furono proprio Ronga e Fusco travestiti
da poliziotti, dopo che Cicala aveva indicato loro,
tramite il fratello della moglie, dove la vittima
si trovasse. A pesare come macigni a carico
di Cicala, presidente cittadino della Margherita
e membro del direttivo provinciale, ci sono
anche una serie i intercettazioni telefoniche ed
ambientali, soprattutto quando andava a colloquio
con il cognato nel carcere di Poggioreale.
E pensare che fino a sabato scorso il “sindaco”,
come veniva chiamato dai camorristi, aveva partecipato
ad una manifestazione per la legalità
a Melito, in prima fila scandire slogan contro la
camorra. Il 42enne è imprenditore edile e floricoltore:
ha un vivaio di piante e fiore a Giugliano
usato come appoggio logistico al commando
che ammazzò Bizzarro il 26 aprile scorso
a Qualiano. Esponente dell’ex Democrazia
cristiana, riferendosi a Cicala gli inquirenti parlano
di una “personalità contraddittoria”: sarà
il Riesame a decidere sul suo conto.
GLI AVVOCATI RINUNCIANO AL RICORSO IN ESAME
Di Lauro, si difende dalle accuse l’ex sindaco di Melito
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