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«LA MIA MEZZ’ORA DI TERRORE»
Auto e abbaglianti, una storia per riflettere

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VILLARICCA
. Ho appena accompagnato Mimmo a casa sua. Abita a Mugnano, Mimmo. E per ritornare a casa prendo la circumvallazione esterna che da noi è definita “doppio senso” perché è a due carreggiate. E’ una fredda notte d’inverno, sono le due e venti ed è il sei Gennaio: la Befana. La radio che già due volte mi hanno rubato, canta Christmas in love, c’è una leggera nebbiolina che rende tutto più denso e più freddo e per la strada non c’è nessuno. Accendo la stufa della mia Punto per isolare l’abitacolo dal freddo pungente di Gennaio, sento immediatamente l’aria calda, tutto è calmo e sereno.

Mi trovo all’altezza della rotatoria di Mugnano, noto una Fiat Bravo rossa in bilico sullo spartitraffico, deve esserci stato un incidente anche se non recente visto che ci sono segni di un incendio ormai sedato. Svolto in direzione di Villaricca e dallo specchietto retrovisore vedo un bagliore improvviso: gli abbaglianti di una automobile. Sfreccia a tutta velocità, il mio primo istinto è di spostarmi verso destra per lasciarla passare. L’auto mi affianca, è un Renault Megane nuovo modello, grigia metallizzata, una auto molto grande. Riesco a malapena a notare che ci sono sia persone davanti che dietro, quindi almeno tre persone. L’auto mi supera ed avanza a forte velocità. Avevo avuto una cattiva premonizione, visti i recenti episodi da “far west” vissuti nella nostra periferia, chissà potevano avermi scambiato per qualcun altro.
La Megane è sempre davanti a me e noto che sul sedile posteriore ci sono tre persone, quindi in macchina sono almeno in cinque. All’altezza dell’ Anthony’s Pub rallenta, si ferma e la supero. Ripartono immediatamente e cominciano a fare segni con gli abbaglianti. Il mio presagio si materializza prepotentemente, qualcosa sta per accadere… lo sento. La Megane comincia a proseguire ad esse, prima sulla corsia di destra poi sulla sinistra, alternando forti accelerate a brusche frenate a pochi centimetri dal paraurti dalla mia punto. Finalmente mi sorpassano e noto che tutti e cinque mi guardano e ridono.
Ormai quello che prima era solo un presagio diventa un pressante senso di angoscia. Sono solo in macchina, non ho una indole violenta e mi troverei al cospetto di cinque ragazzi sicuramente ubriachi. La megane rallenta bruscamente, cerco di superarla ma il ragazzo che la guida ha un guizzo e mi taglia la strada, riesco a malapena a frenare ed evitare così la collisione. Si affiancano e cominciano a fare dei segni, mi chiedono di fermarmi, ormai sono all’altezza della rotatoria di Via Napoli, nei pressi del cimitero di Villaricca. Cerco di scartare verso sinistra ma mi chiudono la strada con una manovra analoga alla precedente. Freno e mi ritrovo con la ruota anteriore sinistra attaccata al marciapiede della rotatoria, se avessi frenato pochi istanti dopo mi sarei ritrovato al centro della rotatoria con di sicuro la Punto sfasciata. Ormai bloccato sono costretto ad abbassare il finestrino, evito di scendere per non invitarli a fare altrettanto.
-Nun t’impressiona’ fra’!- dice il ragazzo che guida la Megane, capisco subito che è ubriaco, -Avimma pensato: chisto mo s’impressiona!– e come se nulla fosse successo aggiunge -te putimmo offri’ ‘o cafè?-
Sono bloccato, nella mia mente cominciano a formarsi strani presagi: una rapina, il furto dell’auto o anche peggio. -Grazie!- dico, -ma devo andare a casa… e tardi!- Gli altri ragazzi cominciano ad urlare in modo strano, in un gergo che appartiene solo alla loro “razza”.
-N’informazione fra’! Ppe’ Qualiano?- è sempre il ragazzo che guida la Megane a parlare, come ad identificarsi nel capo.
Sono ancora bloccato tra la rotatoria e la Megane, non posso né andare avanti e né indietro, mi conviene collaborare. E’ evidente che conosce benissimo la strada per arrivare a Qualiano ed è evidente anche che ha detto la prima cosa che gli è venuta in mente, ma gliela spiego lo stesso, farfuglio un po’. -Parla chiano strunzo!- urla uno dei ragazzi che sono seduti dietro. La Megane è una macchina molto grande e riesco a capire che sono molto grossi da fatto che sono seduti molto stretti.
-Nun t’he preoccupa’ fra’! Fatte offri’ ‘na tazza de cafè! Nun te vulimmo fa’ niente- il ragazzo che guida si volta e guarda il resto della banda, ridono di gusto.
-Grazie ma non è necessario- rispondo.
-Cia’ strunzo!- dice uno di loro e per fortuna partono a razzo verso Qualiano e lontano dalla mia Punto. Tiro un respiro di sollievo. Per fortuna nulla di grave è successo. Ma se solo fossi stato meno pronto a frenare o meno lucido forse…
Ultimamente si parla di politica, di disgrazie apocalittiche, di tantissime cose degne di rispetto, ma questo episodio che ho vissuto stanotte il prima persona mi fa pensare che prima di parlare di una società civile bisognerebbe crearla, identificarla, regolarizzarla. Ci sono ragazzi che hanno il solo gusto di denigrare, offendere e terrorizzare le persone mentre il mondo sposta il suo asse terrestre di 3 cm al livello del mare. Ci sono ragazzi che potrebbero dare tanto, potrebbero offrire tantissimo ma che si limitano a vivere superficialmente, a vivere in sub-società, in “branchi” senza uscita.
Il mio vuole essere uno sfogo sia perché stanotte ho avuto paura, e non mi vergogno a dirlo, sia perché ho avuto pietà e compassione per cinque ragazzi che riducono il loro potenziale di essere umani a quello di poveri individui.
Spero che almeno in questo i simpatizzanti di internapoli.it siano d’accordo. Forse noi possiamo fare qualcosa, forse noi dobbiamo fare qualcosa. Altrimenti l’unica alternativa è andare via da questo posto che sembra avere solo difetti, difetti ed ancora difetti.

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