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FORCELLA E SCAMPIA, E’ QUI LA NUOVA RESISTENZA
Lotta ai clan: la città comincia a denunciare

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NAPOLI. Quella che si sta aprendo nel granitico muro che finora ha protetto gli affari dei clan non è nient’altro che una crepa; poco significante nella dimensione globale, ma assolutamente dirompente nella solidità dell’apparato malavitoso. In altri termini, il primo concreto segno di quella che potrebbe diventare un’ inversione di tendenza. Insomma, si comincia a parlare, e dalle segnalazioni, si comincia a der un nome e un volto agli assassini.

È quello che è successo, a Scampia, ai responsabili dell’agguato mortale a Carmela Attrice, la donna uccisa la notte di sabato dagli uomini del clan Di Lauro. È quello, ancora, che è successo al quartiere Mercato, dove i commercianti taglieggiati hanno deciso di collaborare con le forze dell’ordine e denunciare i loro estorsori. Una coincidenza che rafforza l’impegno di quanti hanno lavorato perché, accanto al nuovo impulso delle attività investigative e quelle di repressione, nascesse anche una nuova coscienza civile. Quella che, insomma, ha permesso l’identificazione e l’arresto degli esponenti del clan Mazzarella che estorcevano denaro ai commercianti di Forcella e della Duchesca. «Cominciano a denunciare perchè a volte si trovano nel mirino di più clan, e il peso delle tangenti diventa insostenibile», aveva detto all’indomani degli arresti di Pianura il consulente antiracket del comune di Napoli Tano Grasso; ma evidentemente, l’enfasi di quegli arresti, annunciati con una conferenza stampa sì delle forze dell’ordine, ma anche della sindaca Iervolino, dello stesso Grasso e di tutti i presidenti delle associazioni antiracket napoletane, ha avuto l’effetto sperato. Al ritrovamento di un foglietto su cui erano segnati cifre e nomi dei negozi taglieggiati, hanno fatto seguito i riscontri da parte dei commercianti, che hanno trovato il coraggio di confermare il castello accusatorio degli inquirenti. Hanno detto, semplicemente, «sì, è vero, ci chiedono soldi a Natale, a Pasqua e in estate». Una conferma che, in altri tempi e con altri climi, sarebbe stata molto difficile da ottenere. «È la prova – ha commentato il presidente della regione Antonio Bassolino – che la città reagisce, che ci sono positive energie all’interno della società civile e che può crearsi un clima di positiva collaborazione con la magistratura e le forze dell’ordine. Occorre continuare su questa strada. Ancora più collaborazione, ancora e più denunce. Al tempo stesso occorre fare sentire ai criminali tutta la forza dello Stato. Perché questo rende più forte il tessuto civile, mette in moto nuove risorse e nuove energie». Soddisfatta anche la sindaca di Napoli: «Bisogna continuare con le operazioni di polizia, in questo modo le cose vanno meglio, la gente adesso comincia a rispondere. Rotto il muro di omertà si è riusciti ad arrestare subito il presunto assassino della donna uccisa a Scampia, un successo enorme – ha commentato – con la collaborazione dei cittadini la camorra si può sconfiggere». Stessa lunghezza d’onda e stesso tenore per le considerazioni di Amato Lamberti, di nuovo alla guida dell’Osservatorio sulla Camorra: «Bisogna continuare a lavorare a Scampia, per far sentire lo Stato e la società civile vicini alla gente del quartiere. Tutti devono capire che solo alzando un muro di popolo si può liberare il territorio dalla camorra, qualunque sia la sua faccia. Avevamo ragione – ha aggiunto – nel sostenere che bisognava accendere un faro costante sulla camorra per tenere desta l’attenzioni di tutti». È di padre Massimo Rastrelli, invece, è la voce dissonante nel coro di ottimismo che accompagna le operazioni di ieri delle forze dell’ordine: «Non direi che il muro dell’omertà a Napoli si è rotto – ha detto il gesuita – visto che ancora oggi i boss pagano trecento euro perché le gente tenga le finestre chiuse e non veda; sono stato a Scampia giorni fa, a mezzogiorno, e le strade erano deserte come se fosse notte fonda. Poche ore dopo, un agguato».

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Giuliana Caso
– L’ARTICOLO Martedì, 18 Gennaio

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