NAPOLI. Cosimo Di Lauro, figlio del boss di Secondigliano, Paolo Di Lauro, è stato arrestato dai carabinieri del comando provinciale di Napoli. Cosimo Di Lauro era considerato – da quando era cominciata la latitanza del padre, Paolo, soprannominato «Ciruzzo ‘o milionario» – il reggente del clan dominante nel quartiere di Secondigliano, che ha intrapreso da alcuni mesi la sanguinosa faida con il gruppo contrapposto dei cosiddetti «scissionisti» per il controllo del traffico di droga nell’area a nord di Napoli. Di Lauro, secondo le prime notizie, è stato arrestato in un appartamento del rione dei fiori, conosciuto come «Terzo mondo», tra Secondigliano e Scampia. Le fasi immediatamente successive all’arresto sono state movimentate, a causa della protesta contro i carabinieri fatta da un gruppo di donne del quartiere. Appena si è diffusa la voce della cattura, sotto l’edificio di Di Lauro si è radunata una gran folla di persone che ha cominciato ad inveire contro i militari e a scagliare oggetti contro di loro. Per avviare il trasferimento del boss nella caserma dei carabinieri, è stato necessario attendere l’arrivo di rinforzi del X Battaglione Campania.
LA FAIDA CONTINUA: DECAPITATO E BRUCIATO . Poco dopo l’arresto del figlio del boss Di Lauro e a poca distanza da dove è avvenuto, un cadavere decapitato e bruciato è stato trovato all’interno di un’automobile data alle fiamme in una strada del rione Scampia, a Napoli. Il cadavere era all’interno di una Volkswagen Passat data alle fiamme e parcheggiata in via Ugo Pratt. Alcuni pezzi di carta che sono stati trovati sul corpo, e che potrebbero essere parti di documenti, risultano illegibili. L’ automobile, secondo i primi accertamenti, risulterebbe rubata.
L’uomo si chiamava Giulio Ruggiero, aveva 45 anni ed è ritenuto dagli investigatori un affiliato al clan Di Lauro. Le condizioni del cadavere ne hanno reso particolarmente difficile l’identificazione.