Fa discutere l’ordinanza di demolizione, emanata dell’Ente di Corso Umberto I, lo scorso 16 aprile, delle nuove costruzioni realizzate in Via San Rocco, dove un tempo sorgeva la vecchia Masseria Galeota, al centro di molte polemiche negli ultimi 10 anni. Non si danno pace i proprietari degli immobili, acquirenti legittimi, con tanto di rogito e atto notarile, che in questi lunghi anni, hanno dovuto fare i conti con quella che non esitano a definire una “giustizia malata”. Il Comune di Marano, infatti, ha atteso 10 anni per sospendere in “autotutela” un provvedimento che nel 2004 sanciva la regolarità della DIA presentata dai costruttori, dando la possibilità di eseguire il progetto, portare a termine i lavori e consentire la compravendita degli immobili, per poi decidere che quelle autorizzazioni non andavano concesse e quindi revocarle e ordinare la demolizione di tutte le opere fino al ripristino dello stato dei luoghi: «Una follia! Una decisione senza precedenti – affermano gli odierni proprietari, che si domandano – perché gli errori di funzionari, dirigenti e operatori della pubblica amministrazione, devono ricadere su chi non ha nessuna colpa se non quella di aver rispettato la legge?». InterNapoli.it ha incontrato alcuni di loro, per cercare di fare chiarezza sulla vicenda, ma anche per dare voce a chi ha investito i risparmi di una vita e che oggi, si è visto crollare il mondo addosso. Se ci sono delle responsabilità, quelle non sono certo imputabili a quest’ultimi.
La vicenda parte dal lontano 2004, quando fu presentata una DIA al comune di Marano di Napoli per l’abbattimento e la ricostruzione di quella che un tempo fu la “Masseria Galeota”, un vecchio rudere abbandonato in tufo, fatiscente, senza tetto, pericolante e mai messo in sicurezza, ritenuto tra l’altro, privo di vincoli dalla stessa Soprintendenza per i Beni Architettonici. A seguito della presentazione della DIA, dopo circa 40 giorni dall’inizio dei lavori, il comune emise due differenti ordinanze che sospendevano i lavori e l’efficacia della DIA stessa. Successivamente, nell’ottobre dello stesso anno, fu emessa un’ulteriore nuova ordinanza che motivava le sospensioni precedenti per mancanza di versamento degli oneri di concessione edilizia, difformità nei grafici, ed altro.
Lavori legittimi. Nel dicembre del 2004, a seguito di un’istruttoria da parte dell’ufficio tecnico comunale, fu rilevata la legittimità della DIA a suo tempo presentata e conseguentemente, l’Ente revocò la sospensione dei lavori. In sintesi, l’ufficio tecnico prima sospendeva i lavori, per tutta una serie di motivazioni e, dopo verifiche effettuate, acconsentiva al proseguimento degli stessi, in quanto tutto nella norma. I lavori continuarono fino al giugno del 2006, quando buona parte delle opere edilizie furono completate e regolarmente vendute a legittimi proprietari, in buona fede e con tanto di rogito notarile e, per alcuni, anche atto di mutuo concesso contestualmente alla compravendita.
Sequestro e dissequestro. Nello stesso anno, l’autorità giudiziaria emanò un’ordinanza penale che portò, a fine giugno 2006, al sequestro tutto il complesso residenziale, ma pochi mesi fa la stessa autorità giudiziaria, in seguito ad un’altra istruttoria, ha dissequestrato il tutto e restituito gli immobili ai legittimi proprietari.
Otto anni dopo, a giugno del 2014, l’Ufficio Tecnico di Marano, dopo più di 10 anni dalla presentazione della DIA e da un silenzio che fa ancora rumore, ha inviato a tutti i proprietari un preavviso di annullamento in autotutela della stessa e dopo qualche mese il provvedimento definitivo. Tra lo stupore per l’assurda decisione, i proprietari degli immobili, hanno fatto ricorso al TAR tramite i propri legali. Ricorso che ha previsto, oltre ad un cospicuo onorario degli avvocati, un contributo unificato di circa 650 Euro.
L’ordinanza di demolizione. Il 16 aprile scorso, 10 mesi dopo il ritiro della DIA, quindi dopo esattamente 1 anno dalle verifiche dei dirigenti tecnici, nonostante la copia del ricorso fosse stata notificata anche al comune, lo stesso Ufficio Tecnico va dritto per la propria strada ed emette un’ordinanza di demolizione a carico dei proprietari. E’ proprio questa decisione che ha scatenato l’ira dei proprietari degli immobili, poiché, in considerazione delle posizioni dei cittadini incolpevoli che hanno confidato in buona fede nella legittimità del titolo edilizio a suo tempo rilasciato, l’ordine demolitorio dovrebbe rappresentare l’extrema ratio. Tale circostanza non è stata per nulla presa in considerazione dall’Ente di Corso Umberto I.
Gli interrogativi. Tutta la vicenda finora narrata, apre una serie di interrogativi: Perchè ci sono voluti 8 lunghi anni per sospendere la DIA? Come può un amministrazione pubblica “dormire” per un decennio e poi svegliarsi un giorno, solo dopo che le forze dell’ordine, con grande senso di responsabilità, hanno semplicemente chiesto che si faccia chiarezza attorno ad una vicenda edilizia? Per 4mila lunghi giorni, il Comune di Marano ha praticamente ignorato l’esistenza del problema, permettendo che ignari cittadini investissero i loro risparmi, per l’acquisto di immobili che da un giorno all’altro, dirigenti e pubblici funzionari, non esenti da responsabilità, hanno definito illegittimi: è un paradosso. Sono queste ed altre le domande che da mesi, i proprietari degli immobili nella vecchia Masseria Galeota si fanno. Per concludere: «Se sono state commessi errori da parte delle istituzioni, è giusto che qualcuno paghi – dichiarano i proprietari – ma di certo, se esiste una giustizia, allora non devono pagare i cittadini onesti! Abbiamo solo una grande fortuna, coloro che giudicheranno non saranno né politici e né tecnici!»


