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La risposta del direttore Di Nardo:«Corretta informazione, la licenza era per una casa colonica»

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Partendo dal presupposto che il nostro ruolo è quello di informare, il lettore avrà di certo inteso come si sono svolti i fatti, come narrati nell’articolo che lei, con la sua missiva contesta, attribuendo al sottoscritto “una informazione sbagliata e tendenziosa tesa a gettare ombre e sospetti sul mio operato”.
I fatti sono questi, cioè che le forze dell’ordine hanno effettuato il sequestro di un immobile, già in passato finito nel mirino della magistratura e che dopo un processo, gli attori sono tutti stati assolti (motivo per cui il sequestro penale non ha avuto seguito).


Quando viene effettuato un sequestro in ambito edilizio, non c’è solo una via penale da seguire, ma parallelamente, scaturisce anche quella amministrativa, da parte dell’Ente.



Nell’articolo a mia firma, come si può certamente evincere, non mi limito a narrare il sequestro avvenuto di recente, su cui il gip ha optato per la “non convalida”, dovuta alla precedente assoluzione (in circostanze diverse sarebbe stato convalidato), ma ho cercato di fare luce su una vicenda che parte da lontano, su come una casa colonica su un terreno agricolo, con una serie di artifici sia diventata un’abitazione “normale” alla pari di quelle costruite in zona edificabile.



La difformità sulla destinazione urbanistica merita senza dubbio una disquisizione tecnica a parte, ma resta il fatto che l’Ente non può ignorare che quell’immobile ha ricevuto una licenza per Casa Colonica, quando aveva i requisiti per esserlo. Dopo il frazionamento eseguito sul terreno, le condizioni sono mutate e la definizione di “Casa Colonica” non si addice più al suo stato. Da qui, come riportato nell’ articolo a mia firma, il procedimento amministrativo per la difformità sulla destinazione d’uso. In caso diverso, sarebbe un precedente straordinario, utile anche a chi da decenni vive con la spada di Damocle degli abbattimenti, in alcune zone della periferia della città.



Egregio sindaco, nel mio articolo non c’era nulla di personale, ma solo il desiderio di informare i cittadini come da oltre 15 anni facciamo.



Aniello Di Nardo, direttore di InterNapoli.it

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