da che dipende l’alito pesante? e come si cura?
Utente anonimo
L’alitosi (o “alito cattivo”, che dir si voglia) rappresenta un disagio per tantissime persone, molte di più di quante si possa immaginare. Ciononostante, vedremo come, in molti casi, si tratti di una preoccupazione “eccessiva”, spesso alimentata dalla generale mancanza di informazione a riguardo. Non di rado, infatti, anche stimati colleghi non riescono a fornire un adeguato supporto ai propri pazienti; per di più, molti trattati di medicina non dedicano che poche righe a questo problema.
Nella stragrande maggioranza dei soggetti con alito cattivo questo sintomo non nasconde alcuna patologia importante. Tuttavia è esperienza comune che l’alitosi può essere molto penalizzante sia per chi ne “soffre” (anche per il disagio provato nel parlare con gli altri), sia per coloro che gli stanno vicino subendone le conseguenze.
Facciamo subito una distinzione di massima: l’alitosi può essere reale o “immaginaria”. Nel primo caso, la causa è identificabile nella maggior parte dei casi nella persistenza di residui di cibo tra i denti associata ad una scarsa igiene orale, fattori che possono favorire lo sviluppo di una malattia gengivale. Diverso è invece il caso di cibi che contengono elementi volatili (come l’aglio o la cipolla) che, una volta assorbiti passano nel sangue e vengono poi espirati attraverso i polmoni: in questo caso l’igiene orale c’entra poco o affatto.
L’alitosi immaginaria (detta anche “psicogena”) è invece quella condizione in cui un soggetto ritiene, erroneamente, di avere un alito cattivo. Questa forma può presentarsi, in particolare, in soggetti che tendono a rispondere in maniera esagerata alle normali sensazioni derivanti dalla percezione del proprio corpo, o che manifestano una spiccata emotività nelle relazioni sociali.
Le cause “fisiche” possono essere risolte facilmente, prestando più attenzione all’igiene orale ed evitando quei cibi e quelle spezie che possono generare cattivi odori. Alcuni presidi utili sono rappresentati dallo spazzolino per lingua e dai colluttori rinfrescanti che, però, hanno un’efficacia di poche ore.
Nel caso dell’alitosi psicogena, spesso è sufficiente che il medico – dopo aver riscontrato l’assenza di cause organiche – rassicuri il soggetto sull’assenza di alitosi. Per i casi più “difficili” è in genere di grande aiuto un supporto psicologico.
In ogni caso, se il disturbo dovesse persistere oltre un tempo ragionevole, il consiglio è di rivolgersi ad un medico, soprattutto per chi non è più tanto giovane. Anche alcune malattie “serie”, infatti, possono essere responsabili di un alito maleodorante. Ecco alcuni esempi: il diabete grave scompensato è causa di un odore dell’alito simile all’acetone; l’insufficienza epatica, invece, determina un odore cosiddetto da “topo morto”; l’insufficienza renale conferisce all’alito un odore simile a quello delle urine; e così via per alcune patologie polmonari, gastriche ed esofagee.
L’invito è dunque, in ultima analisi, alla “ragionevolezza”: non preoccuparsi eccessivamente per una condizione che, nella quasi totalità dei casi, è innocua; richiedere l’aiuto del medico nel caso il problema persista o se coesistono malattie note degli apparati citati.