GIUGLIANO. Non si può provare scientificamente che a Giugliano, Qualiano e Villaricca si muore di discarica, ma i dati relativi agli ultimi 15 anni evidenziano che si muore di più rispetto alle altre province d’Italia. I dati, presentati ieri sera a Giugliano al forum «Discariche e salute, la situazione dell’area giuglianese», e pubblicati sulla rivista «Epidemiologia & prevenzione», sono il frutto di un progetto scientifico che ha messo insieme per la prima volta l’Istituto superiore di Sanità, Cnr, Enea, Legambiente Campania, Arpa, Seconda Università degli studi di Napoli, Osservatorio epidemiologico regionale. I dati presentati all’Iise, presieduto da Armando Di Nardo, evidenziano che in questo pezzo di Campania aggredito dall’ecomafia, con oltre 150mila abitanti a stretto contatto con 39 discariche censite, di cui la maggior parte di rifiuti pericolosi, si muore di tumore ben più che nel resto d’Italia. Lo dimostrano le statistiche dal 1986 al 2000 e i dati più agghiaccianti riguardano Giugliano, dove l’indice di mortalità per tumore al polmone sfiora il 30 per cento per gli uomini e il 20.5 per le donne rispetto a una media nazionale che è di 14.0. Mortalità ben più alta che nel resto d’Italia anche per Qualiano e Villaricca per il cancro alla pleura, alla vescica, e le malattie del sistema circolatorio. Tutta colpa delle discariche? «L’incremento di morti per tumore – dice Pietro Comba, dell’Istituto superiore di sanità – non è sufficiente a ricollegarlo alla presenza di una così alta concentrazione di discariche in questa zona, ma fa partire un ulteriore approfondimento». «Una seconda fase di studio – dice Anna Savarese, direttore nazionale di Legambiente – che rappresenterà la base scientifica per sollecitare l’intervento di Regione e Provincia per prevenzione, bonifica e rilancio». Istanza accolta dall’assessore provinciale Giuliana Di Fiore. L’sos anche alle forze dell’ordine: «I rifiuti corrono lungo l’asse mediano – denuncia Raffaele Del Giudice, Legambiente Campania – vengono scaricati e poi bruciati. Per combattere l’ecomafia su questo territorio servono più strumenti e controlli». «Questo primo livello di studio rientra in uno più ampio dell’Oms che ha messo sotto osservazione 200 comuni, tra le province di Napoli e Caserta», dicono Fabrizio Bianchi, del Cnr, e Francesco Mitis, dell’Oms. «Un’occasione preziosa – dice il sindaco Taglialatela – per fare finalmente chiarezza su un tema delicato come la salute».
TONIA LIMATOLA – IL MATTINO 25 FEBBRAIO 2005


