QUALIANO. Aveva un appuntamento. Lo avevano chiamato a tarda sera, indicandogli dove, come e chi vedere. Un incontro d’affari, gli avevano detto. Si sarebbe parlato di droga, di piazze di spaccio, di nuove partite di roba in arrivo. Argomenti del mestiere. Salvatore Dell’Oioio, 28 anni, pusher di professione, è stato attirato in una trappola. E ucciso. Alla periferia di Qualiano, in via Giovanni Falcone, all’ombra di
abitazioni al cui interno risiedono personaggi della malavita del posto. Uno su tutti: Armando Alderio, pezzo grosso del clan Pianese. Lì
ci abita anche il fratello del boss Nicola Pianese. Gente legata a doppio filo al clan Mallardo di Giugliano. Gente che, fino ad oggi, le
vicissitudini della faida tra il clan Di Lauro e la fazione di scissionisti le ha osservate standosene alla finestra.
Ma è gente che, sussurrano gli investigatori, non poteva non sapere che quasi all’uscio delle loro abitazioni venisse ammazzato un
uomo. Questioni di etichetta, di regole da rispettare, di permessi da chiedere e ottenere quando si spara e si ammazza in casa altrui.
Un appuntamento d’affari. Un ottimo espediente. Ma a quell’appuntamento, poco dopo le 23 di giovedì, Dell’Oioio s’è imbattuto nei suoi
killer. Uomini spietati che gli hanno esploso contro numerosi colpi di pistola. Centrandolo in prevalenza al volto.
Pagine di storia recente narrano che con questa specifica tecnica – ed efferatezza – compiono omicidi i sicari del clan Di Lauro. Tecnica:
sarebbe già un primo elemento per parlare di faida. Ma non è l’unico. La vittima – che vantava precedenti per spaccio di stupefacenti e
contrabbando e che è nata è vissuta tra Casoria e San Pietro a Patierno – è stata sorpresa in più di un’occasione, nel corso di controlli, in
compagnia di pregiudicati inseriti tra le fila degli scissionisti. Collegamenti investigativi. Eppure tanto basterebbe per dire che la tregua è
finita.Asce dissotterrate. Ed è di nuovo faida.
Ma queste – dicono i carabinieri della compagnia di Giugliano – sono solo ipotesi. Congetture. Si passa alla ricostruzione delle fasi
dell’omicidio. E qui gli elementi sono ancora meno. Perché testimoni, alle 23.14 di giovedì, in quella strada di periferia, non ce n’erano.
O almeno, i carabinieri non ne hanno trovati. La ricostruzione passa dalla posizione dell’auto della vittima, perfettamente accostata al
marciapiede, e al cadavere del giovane, distante cinque-sei metri dalla vettura. L’ipotesi: Salvatore giunge all’appuntamento, parcheggia
l’auto e aziona le quattro frecce (forse un segnale per farsi riconoscere), si accorge dei killer, scende dall’auto, nella fretta urta il
comando d’accensione dei tergicristalli (trovati inseriti dai carabinieri), compie qualche metro, i proiettili lo raggiungono alla schiena.
Salvatore cade a terra, riverso a pancia in sù. I killer completano l’opera sparandogli in faccia.
GIUSEPPE PORZIO – NAPOLIPIU’ 26 FEBBRAIO 2005
QUALIANO, UCCISO NEL FEUDO DEI PIANESE
L’omicidio di via Falcone. Dell’Oio aveva un appuntamento
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