QUALIANO. I killer sono tornati in azione proprio nel momento in cui maturava una convinzione generalizzata: quella di una tregua, una «pax» non si sa bene se più imposta dall’offensiva giudiziaria e dagli arresti che hanno decimato i clan, o se piuttosto costruita a tavolino da quel che resta dei quadri di comando criminale tra il clan Di Lauro e gli scissionisti. Le cose, però, sono andate in maniera diversa, e a ricordarcelo è arrivata la pioggia di fuoco che alle undici di giovedì sera si è abbattuta su Salvatore Dello Ioio, 28 anni e un passato scandito da precedenti per droga e contrabbando. Un omicidio, quello avvenuto a Qualiano, che sembra riaprire la macabra danza di morte della faida di Secondigliano. Le indagini si incanalano in questa direzione per due motivi. Il primo: scavando nel passato della vittima non emergono solo i suoi pregiudizi penali, ma anche due circostanze precise che si riferiscono a controlli svolti dalle forze dell’ordine nei mesi scorsi, durante i quali Dello Ioio venne identificato in compagnia di personaggi inquadrati nel gruppo degli scissionisti. La seconda ragione si sviluppa partendo da una serie di perquisizioni effettuate nella notte, nelle ore immediatamente successive al delitto di Qualiano. In casa della vittima i carabinieri avrebbero trovato materiale definito utile alle indagini. Documenti che sarebbero in qualche modo compatibili a giustificare una certa vicinanza di Salvatore Dello Ioio agli ambienti criminali che si oppongono al clan Di Lauro. È sufficiente tutto questo a inquadrare l’omicidio nella guerra di faida? I magistrati della Procura impegnati nelle indagini restano molto cauti e attendono i riscontri. La cautela dei pm appare giustificata da una serie di buone ragioni. Almeno tre motivi che, oggi, rendono fitto il mistero che ancora avvolge l’uccisione di Dello Ioio. Procediamo con ordine. Un primo interrogativo è legato al luogo in cui sono entrati in azione i killer. Dello Ioio era residente a San Pietro a Patierno, ma è stato crivellato di colpi in una strada del Comune di Qualiano. Il motivo per il quale si trovasse lì, per di più in un orario tardo della serata, resterà probabilmente sconosciuto. Secondo punto. Le dinamiche imposte dai codici della criminalità organizzata seguono rituali rigorosi quando un commando di killer venuto da fuori si trova ad operare nel territorio controllato dal clan locale. Serve una specie di lasciapassare preventivo, insomma. A Qualiano resta egemone la posizione del clan Pianese, che le indagini della Dda indicano come una famiglia storicamente alleata al gruppo dei Mallardo. Se questo è vero, resta da capire – sempre ammesso che quella sorta di lasciapassare preventivo sia stato richiesto – il ruolo degli altri gruppi criminali, che con la faida che oppone i Di Lauro agli scissionisti finora pare abbiano mantenuto sempre un ruolo estraneo, o quanto meno di assoluta, neutrale terzietà. Ma c’è di più. Qualcuno fa notare che il teatro dell’ultimo agguato di camorra – via Falcone – non è una strada qualsiasi di Qualiano. Proprio in via Falcone c’è l’abitazione di un personaggio ben noto alle forze dell’ordine. Un esponente di primo piano della criminalità organizzata di Qualiano. Circostanza, questa, che legittima ancor più i dubbi e gli interrogativi del primo momento. Misteri. E dubbi, sui quali lavorano ora i pubblici ministeri. Anche perché, ancora una volta, siamo di fronte ad un delitto senza testimoni. In via Falcone, giovedì sera, oltre ai sicari sembrava esserci una sola persona: Dello Ioio. Ma se anche in quel momento è passato qualcuno, ciò che ha visto deve averlo già dimenticato.
GIUSEPPE CRIMALDI – IL MATTINO 26 FEBBRAIO 2005
DELLO IOIO, TUTTI I MISTERI DI UN DELITTO
L’omicidio di Qualiano e il ruolo dei Pianese
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