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venerdì, Aprile 19, 2024
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«Garantire l’assistenza ai nostri figli», l’appello dei genitori di bambini trapiantati di cuore

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Nessun viaggio della speranza, assistenza in emergenza ai trapiantati e non solo in regime ordinario, maggior prontezza negli interventi, rispetto dei protocolli stabiliti dai responsabili del reparto di cardiochirurgia. È quello che chiedono, in un lungo appello inviato al Presidente Della Regione Vincenzo De Luca, un gruppo di genitori di bambini e ragazzi che, per motivi differenti, hanno subito un trapianto di cuore presso il Centro Trapianti di Napoli, nell’Azienda Ospedaliera dei Colli all’Ospedale Monaldi. Un’eccellenza campana – scrivono nella loro petizione – nell’ambito di una sanità bistrattata che arranca tra tagli e mala gestione, che però soffre di una struttura organizzativa ancora precaria che, con il crescere del numero dei trapiantati incomincia a faticare.
Un accorato appello, lanciato in questi giorni di lutto straziante per la perdita della piccola Irene, una bambina di tre anni deceduta al San Giuliano, che venne operata al cuore il 20 Maggio 2015.

La bambina, sabato sera, fu portata al Monaldi con la febbre alta. Pare che non si ritenne di interpellare gli esperti di trapianti, tra cui il cardiochirurgo giuglianese Andrea Petraio, e la bambina venne rimandata a casa con tachipirina. Il resto, purtroppo, é noto a tutti.

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La preoccupazione condivisa da tutti i genitori é che “la piccola Irene possa essere la prima di una lunga serie di pazienti che, in base ad una strategia politica e gestionale che prescinde dal benessere dei pazienti e dal loro diritto alla salute, pur di favorire meri interessi personalistici e clientelari rinuncia alle risorse già presenti sul territorio sia in termini strutturali che di competenze professionali, oltre ad incrementare la spesa per la sanità campana già pesantemente penalizzata”.

Dei tanti genitori firmatari dell’appello, abbiamo raccolto la testimonianza di Dafne Palmieri, madre di Massimo, un bambino che ha subito un trapianto di cuore, che ci ha spiegato quali sarebbero i problemi organizzativi della struttura ospedaliera. “Il Monaldi non ha un pronto soccorso ed é privo di un’organizzazione completa e strutturata – afferma la donna -. I nostri figli sopravvivono grazie alla capacità e alle competenze dei due medici che ci seguono. Non possiamo affidare la vita dei nostri figli soltanto alla fortuna o alla gentilezza o all’etica personale di due cardiochirurghi. L’assistenza ai trapiantati non può essere garantita solo in regime ordinario di Day Hospital, ma anche e soprattutto in emergenza”.

“L’assistenza ai trapiantati – continua Dafne – va strutturata e messa a regime, ed è necessaria una riorganizzazione che tenga conto delle figure multidisciplinari, dei locali, insomma di competenze integrate. Se le famiglie dovessero essere sempre costrette ad andare a Bologna si troverebbero ad affrontare costi elevatissimi Sena avere la certezza di un esito positivo del percorso terapeutico. Allo stato attuale – conclude – pare che la struttura non sia sorretta come si deve da una direzione che, inoltre, non rispetta i protocolli stabiliti dai responsabili di reparto. Non so se si tratti di mancanza di volontà, sta di fatto che noi non vogliamo assistere ad un opera di smantellamento che si sta compiendo nei confronti dell’unica speranza di sopravvivenza dei nostri figli”.

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