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martedì, Aprile 23, 2024
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«IL MERCATO ITTICO NON E’ DELLA CAMORRA»
Mugnano, si ribellano i grossisti dopo la chiusura

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MUGNANO. All’ingresso del mercato ittico di Mugnano chiuso per camorra è sparito anche il tabellone col nome della «Cim Poseidon», la società mista al quale è stata revocata la concessione della struttura di via Nenni. Al suo posto, ieri mattina sul cancello sbarrato è stata affissa la copia dell’ordinanza di sospensione delle attività, firmata dal sindaco Daniele Palumbo. Niente via vai di camion carichi di pesce, sul piazzale solo un presidio di carabinieri e polizia. La protesta di dipendenti e titolari degli stand si infiamma sul piazzale del municipio. «Lavoro, lavoro. Non siamo noi i camorristi», urlano sotto le finestre del Comune. Alle 11 una delegazione dei 24 operatori del mercato, in rappresentanza di oltre trecento pescatori all’ingrosso, viene ricevuta dal sindaco. «Stiamo lavorando per una soluzione definitiva, con un progetto di fattibilità già affidato per costituire una società pubblica – spiega il primo cittadino, Palumbo – Nella fase transitoria, il mercato potrebbe essere riaperto entro venti giorni, attraverso l’affidamento diretto ai concessionari che hanno i requisiti imposti dalla legge. Dalla prefettura si sono resi disponibili a rilasciare i nuovi certificati antimafia in tempi brevissimi». Dal Comune è stato anche chiesto un incontro col prefetto che potrebbe essere fissato tra oggi e domani. Nel frattempo il mercato resta chiuso e nell’attesa di notizie si consuma un’altra giornata ad alta tensione, anche se la manifestazione continua pacifica e senza incidenti fino al tardo pomeriggio, sotto lo sguardo delle forze dell’ordine. Sul piede di guerra ci sono anche i 22 addetti alle pulizie della società Cim Poseidon, destinata a essere liquidata la prossima settimana. «Ma quale sviluppo del sud, qua tolgono il lavoro anche a chi ce l’ha. Come mettiamo il piatto in tavola adesso?», urlano gli operai. Indigna i soci di minoranza l’accusa delle presunte connivenze con la malavita locale. «Non si possono bloccare delle attività con accuse ingiuste. Perdiamo di forza contrattuale e credibilità con i nostri clienti – incalza Vincenzo Sozio, titolare di una ditta – Ho sei dipendenti, tutti regolarmente inquadrati, ai quali pensare, senza potermi difendere perché non so di cosa vengo accusato. Una situazione assurda che rischia di portare tante ditte al fallimento». A Mugnano sostengono tutti che non si doveva arrivare alla chiusura. Provvedimento firmato invece a tre giorni da una notifica dell’Asl che sospende le autorizzazioni. «Non capiamo – attacca Davide Pentoriero, titolare di uno stand – l’efficienza del mercato risulta dai verbali del Nas di febbraio scorso». Così alla crisi del settore, a Mugnano si aggiunge la chiusura: con pagamenti da onorare senza nessun incasso, oltre ai costi di fitto e contributi, molte ditte rischiano di fallire.




TONIA LIMATOLA – 5 MAGGIO 2005

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