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venerdì, Marzo 29, 2024
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«NON E’ L’ANNO ZERO»
Lettera di don Ciotti, Tano Grsso e Sandro Ruotolo dopo l’omicidio Albanese

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NAPOLI. Cara Franca Rame e caro Dario Fo, ognuno di noi ha sofferto con voi, con Jacopo, con Eleonora che ha perso il suo papà, Emilio Albanese, picchiato a morte nell’androne di casa, nel centro di Napoli, da due rapinatori. Napoli è una città divisa, come sono divise tutte le città in terra di mafia. C’è chi vive e sopravvive nella illegalità. C’è chi si mette in gioco ogni giorno e con coraggio per combattere l’illegalità e la camorra. Poi c’è chi non vede o non vuole vedere quello che accade sotto gli occhi di tutti. Un anno fa, dopo l’omicidio di Annalisa Durante, sentimmo il bisogno di rivolgere un appello forte alla città: ci sembrava che non fosse completamente acquisita la consapevolezza di come la camorra fosse elemento costitutivo della vita quotidiana a Napoli. Da allora molte cose sono cambiate, anche in meglio. L’area di quelli che si oppongono alla camorra si è allargata. Si sono moltiplicate le forme di organizzazione del coraggio da parte della società civile. Le istituzioni locali hanno saputo tenere il fronte in situazioni difficilissime come quella scatenata dalla guerra di Scampìa. Per fortuna non si è all’anno zero. Siamo consapevoli che la battaglia in cui si è impegnati non può che essere di lungo periodo perché comunque si tratta di cambiare le coscienze. La discussione su Napoli deve riguardare l’intero mezzogiorno d’Italia oggi aggredito dalle varie mafie, da quelle che sparano e da quelle che, nel silenzio, fanno affari e occupano il territorio. Voi avete ragione a urlare la vostra rabbia. A Napoli e nel Sud incontrerete tanti compagni di viaggio. La rabbia deve diventare un progetto di liberazione del territorio. Napoli è una questione di tutti. Se non si è liberi a Napoli non lo si è dovunque. Noi non possiamo darla vinta ai malavitosi. Loro sono minoranza, anche se sono una robusta minoranza. Non è giusto che migliaia di napoletani onesti, con quella profonda umanità che proprio voi sottolineate, debbano convivere con la barbarie. Migliaia di cittadini onesti stanno perdendo i più elementari diritti di cittadinanza. Per questo bisogna rivolgersi con forza ai tanti indifferenti che purtroppo ci sono per fare scegliere loro il campo in cui giocare. Avete ragione, mille ragioni. In questo momento ognuno di noi si deve assumere le proprie responsabilità. Anche le istituzioni, il legislatore e soprattutto il governo nazionale, anche ora che è finita la campagna elettorale. Noi chiediamo un diritto elementare, una giustizia giusta, efficiente, la certezza delle pene. Vogliamo che la lotta alle mafie a Napoli e in Italia diventi questione nazionale. Napoli è una città ferita ma proprio per questo vi proponiamo un percorso comune di impegno. Con passione, con intelligenza. Un progetto di legalità, in un quartiere a rischio. C’è una società civile che, anche senza riflettori accesi, sta lavorando tra mille difficoltà a cominciare dalle scuole. Voi dite che la gente è rassegnata. Non è così. Ci sono imprenditori e commercianti che si stanno ribellando al racket facendo arrestare i loro estorsori. È ancora poco ma la battaglia per la legalità non è ancora persa. Dipende da tutti noi, noi vi vogliamo adesso più di prima compagni di strada.

don Luigi Ciotti
Tano Grasso
Sandro Ruotolo

IL MATTINO 6 MAGGIO 2005

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