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giovedì, Maggio 9, 2024
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«NAPOLIPOESIA, IL DIALETTO E IL BISOGNO DI IDENTITA’»
Intervista a Tommaso Di Nardo, direttore artistico della kermesse

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VILLARICCA. Quinta edizione del Laboratorio Teatrale “Don Mauro”. Per l’Aratro è certamente un buon risultato, è bello vedere tanti giovani impegnarsi per il teatro e ritrovarsi in parrocchia periodicamente. Tommaso Di Nardo ha diretto l’edizione 2004-2005 del laboratorio al quale hanno partecipato circa venti giovani.


I giovani dell’Aratro e in generale i giovani della parrocchia sono sempre stati molto sensibili al teatro e alle rappresentazioni teatrali. È una fortuna, perché attraverso questo mezzo espressivo riusciamo a trasmettere cultura, arte e amore per la vita.


Qual è la formula del laboratorio?

Non c’è una formula magica. C’è semplicemente il gusto per la prova e tanta voglia di incontrarsi e stare insieme. Quest’anno il gruppo di giovani che ha seguito il laboratorio è stato molto attento e premuroso, ha seguito una linea di particolare impegno e ricerca espressiva ed è stato costante fino all’ultimo. In tutti questi anni, grazie a chi mi ha preceduto nella guida del laboratorio, decine di giovani si sono formati a questa palestra di vita.


Cosa ha prodotto quest’anno il laboratorio?

Le attività di laboratorio spaziano dalla dizione alla recitazione fino alle tecniche di respirazione e agli esercizi di improvvisazione. Quest’anno, però, grazie all’esperienza del Premio Villaricca – Sergio Bruni che si tiene a Villaricca, il laboratorio si è accostato al dialetto napoletano e con l’aiuto del poeta Salvatore Palomba, autore di poesie come “Chisto è nu filo d’erba e chillo è o mare” e di canzoni come “Carmela” e “Amaro è o bene” siamo riusciti ad inventarci un format completamente nuovo, “napolipoesia”.


Ci può spiegare meglio i contenuti di “napolipoesia”?

Durante il laboratorio mi sono accorto che i ragazzi si divertivano molto con la poesia napoletana, si impegnavano nella lettura e nella recitazione e così ho pensato di proporre una lettura di poesie selezionate dall’antologia di Salvatore Palomba pubblicata recentemente da “L’ancora del Mediterraneo”. L’idea è stata poi quella di abbinare alla lettura di poesie un piccolo concerto di canzoni napoletane che seguisse lo stesso percorso antologico, così abbiamo pensato a Pino De Maio, chitarrista e cantante formatosi alla scuola di Sergio Bruni.


Quali sono i programmi futuri?

Innanzitutto la riproposizione del laboratorio teatrale come punto fermo per la formazione culturale, sociale e cristiana dei giovani che si avvicinano all’Aratro e poi, se funziona, la riproposizione di “napolipoesia” come evento annuale per portare al centro dell’attenzione sempre di più il dialetto napoletano per quel bisogno di identità e di memoria tanto caro allo stesso Palomba.

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