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sabato, Aprile 20, 2024
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ADDIO ALLA PENICILLINA: IL GLORIOSO ANTIBIOTICO VA’ IN SOFFITTA
Le aziende ne annunciano l’imminente ritiro dal mercato perché “costa poco”

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INTERNAPOLI. Chi non conosce la penicillina? Chi non ha mai sentito raccontare con solennità della rivoluzione sociale che questo famoso farmaco ha causato quando, verso la fine degli anni ‘30, fu introdotto nella pratica clinica? Chi non ha letto, almeno una volta della cinematografica vicenda di Alexander Fleming, il medico che notò come la muffa uccideva le colonie batteriche nelle piastre lasciate abbandonate? Nessuno che non abbia vissuto su marte gli ultimi ottant’anni è la risposta plausibile. Eppure quasi nessuno è al corrente della prossima dipartita della madre di tutti gli antibiotici che, nel lontano 1945, fruttò il premio Nobel per la medicina ad Alexander Fleming e ai due colleghi che lo aiutarono nel complicato – e non certo casuale – percorso della scoperta della penicillina: Howard Florey dell’Università di Oxford ed il biochimico Ernst Boris Chain.
La penicillina ci saluta, e così cala il sipario su un’intera epoca, quella dell’ottimismo ritrovato nella Scienza, nella cieca fede nella nuova medicina, che assieme ai farmaci più portentosi cominciava a conoscere parte delle problematiche che attualmente affiggono la Sanità pubblica: il paradossale contrasto tra i notevoli mezzi disponibili (certo all’epoca più contenuti di oggi) e la scarsità delle risorse che vi si possono dedicare.
Quali sono i grandi successi che si lascia alle spalle la penicillina? Senz’altro il Nobel! Ma poi? Non dimentichiamoci che l’avvento di questo farmaco ha praticamente debellato le infezioni streptococciche dalla gola dei bambini, infliggendo una pesante sconfitta al reumatismo articolare acuto come alle infiammazioni delle valvole cardiache spesso conseguenti. Il francese Bouilland coniò, a proposito, l’espressione “i reumatismi accarezzano le articolazioni, ma mordono il cuore”. Un altro grande merito è stato, poi, quello di aver sconfitto la sifilide, una malattia devastante.
Un grande attore della storia ci saluta dunque, e lascia la scena (a buon ragione) con fierezza e solennità ma non senza il rammarico di qualcuno, che ci fa notare come a qualcosa la penicillina possa ancora servire. Ma anche i Grandi debbono sottostare alle crudeli leggi della società globalizzata: così la penicillina, dal glorioso passato, e dal cachet di circa due euro per dose, cede il passo alle cugine più “evolute” e costose. Non per mancanza di utilità, bensì di profitti. Pochi si accontentano di una penicillina da due euro quando possono avere una molecola sintetica di ultima generazione dal valore che sfiora il centinaio, un cosiddetto “pezzo da novanta”, se così piace a chi legge. Così è diventato talmente sconveniente produrre e vendere penicillina che le aziende ne hanno annunciato la dismissione.
A chi scrive non resta quindi che accogliere l’invito di chi suggerisce di mettere da parte le amarezze e levare un clamoroso applauso ad una regina che esce di scena discretamente, ma non senza rumore.

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