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venerdì, Aprile 19, 2024
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«Prima la ferrovia poi il ponte!» Il monito dell’Arcivescovo di Messina

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ROMETTA (MESSINA) – La locomotrice che trainava le sette carrozze dell’Espresso “Freccia Laguna”, è schizzata via dal binario come una palla di biliardo che viaggia però ad oltre 100 chilometri l’ora. E’ volata via ad una sessantina di metri dalla scarpata, dove poi è precipitata ruotando di 180 gradi e lanciando la volata alle sette carrozze che la seguivano. Le prime due, dove si trovavano otto dei passeggeri morti, si sono schiantate contro il piccolo edificio rosa del casello ferroviario distruggendolo.
Li, proprio in quel punto, una ganascia provvissoria, due strisce d’acciaio di poco meno di 20 centimetri che “legano” due pezzi della rotaia sinistra del binario, si è allentata. La ruota anteriore sinistra del carrello della locomotrice è uscita fuori dalla sua guida ed il treno è impazzito, provocando la strage. Sarebbe questa la causa della tragedia, l’allentamento di quella ganascia che, dopo il rodaggio, doveva essere saldata.
Ed in quel punto adesso è ferma l’ultima carrozza del convoglio ferroviario, la “vettura” numero 61837290031-4 posta sotto sequestro giudiziario con l’intero convoglio. E’ questa l’ipotesi privilegiata dell’inchiesta della Procura della Repubblica di Messina supportata dai primi rilievi e dalle dichiarazioni di alcuni anziani ferrovieri.
In quel tratto di binario, fino a qualche giorno fa erano in corso lavori di rifacimento, e fino all’una di notte del 17 luglio scorso si poteva viaggiare ad una velocità massima di 60 chilometri all’ora. Da quel giorno era stata data l’autorizzazione a raggiungere la velocità di 100 chilometri orari e sarà la scatola nera del treno, sequestrata dalla magistratura, a svelare a che velocità andava il treno al momento del deragliamento.
Quel tratto di binario dunque non era ancora definitivamente collaudato e l’aumento della velocità, dice un esperto delle ferrovie dello Stato presente sul posto, potrebbe avere provocato (con il calore e con le vibrazioni) l’allentamento di quella ganascia che ha fatto “volare” fuori dal binario la locomotrice. Sarà una squadra di periti nominati dal procuratore della Repubblica Luigi Croce a confermare quell’ipotesi, o a stabilire altre cause che hanno provocato il deragliamento della “Freccia Laguna”.
Ma è proprio su quel punto che i sostituti procuratori Vito Di Giorgi e Roberto Sidoti hanno puntato la loro attenzione, ordinando dei rilievi accurati. “Era tutto regolare, non c’ era nessun problema, né con gli scambi né con le luci. Poi ho sentito un rumore terribile, mi sono affacciato e ho visto in lontananza i vagoni sparpagliati sui binari”, conferma Salvatore Feminò, capo stazione di Rometta Marea.
La sferzata più dura è quella dell’arcivescovo di Messina Giovanni Marra. Il presule arriva sul luogo della tragedia intorno a mezzogiorno e davanti alle carrozze ribaltate sbotta: “Non si può fare il ponte sullo Stretto lasciando la ferrovia con una monorotaia. Sarebbe un assurdo”. A quell’ora la polemica è già altissima. E riguarda il contrasto stridente tra il sogno del ponte sullo Stretto e la realtà di treni che – sulla maggior parte dei 1.500 chilometri di rete ferroviaria siciliana – vanno a passo di lumaca.
Nel mirino, proprio la linea maledetta, la Palermo-Messina (230 chilometri dei quali solo 80 a doppio binario). Polemico, da Napoli, anche il segretario della Cgil, Sergio Cofferati: “Quale sia lo stato delle infrastrutture italiane lo dicono, drammaticamente, i fatti delle ultime ore. Qui non c’è una lira per realizzare quelle infrastrutture”.
Stessi toni dal leader della Cisl Savino Pezzotta (“è inaccettabile che ci siano ancora ferrovie a un solo binario”), e ancora più duri gli uomini della Cisl in Sicilia (“un disastro annunciato”). Dice Maurizio Bernava segretario della Cisl a Messina: “Abbiamo pagato caro il disimpegno delle Ferrovie. Da anni attacchiamo questa azienda che ha ridotto gli investimenti sul nostro territorio. Abbiamo denunciato la mancata manutenzione della vecchia rete e le possibili conseguenze che ne sarebbero derivate. Il presidente Cuffaro si disinteressa del raddoppio ferroviario”.
Ma il presidente della Regione replica così: “Il raddoppio ferroviario è una priorità”. Durissima anche la polemica che oppone Alfonso Pecoraro Scanio al vice ministro per l’Economia Gianfranco Miccichè. Quando l’esponente dei Verdi chiede conto dei ritardi nei lavori sul raddoppio del binario, Miccichè replica che se non ci fossero stati i Verdi il doppio binario ci sarebbe già da dieci anni. Pecoraro Scanio si infuria: “E’ una falsità, Miccichè specula sul lutto. I Verdi hanno sempre chiesto maggiori investimenti per le ferrovie”. Sotto accusa, anche i lavori di manutenzione alla rete e il presidente delle ferrovie Gianfranco Cimoli. L’associazione per i diritti dei consumatori chiede la rimozione del manager e l’intesa dei consumatori afferma che “il servizio ferroviario è peggiorato portando a una Italia di serie A e una di serie B”. E il capogruppo del Pdci alla Camera, Marco Rizzo, sottolinea: “In questo anno di governo, Berlusconi si è lanciato in roboanti proclami sulle grandi opere, senza spendere un euro per la sicurezza”.
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