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domenica, Maggio 12, 2024
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Lsu si dà fuoco, vive in 50 mq con moglie e 6 figli

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Napoli, 13:16

Un lavoratore socialmente utile tenta il suicidio nel Napoletano Accusa il comune di non riuscire a trovargli un impiego fissoIl sindaco, Giuseppe Gallo, lo ha definito «un gesto inspiegabile»
«Senza lavoro per colpa vostra», si dà fuoco.

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NAPOLI – «Una torcia umana» nel cortile del municipio di Cercola, in provincia di Napoli: è Bernardo Romano, lavoratore socialmente utile, che si è dato fuoco. «E’stata colpa vostra» ha scritto su un foglio prima di tentare il suicidio in piazza. Secondo gli amici e i parenti di Romano, il biglietto è un un atto d’accusa nei confronti degli amministratori comunali che l’uomo vedeva come principali interlocutori nella estenuante ricerca di un lavoro stabile che attendeva ormai da anni. L’operaio, in questo momento, è ricoverato in gravissime condizioni nel centro ustioni dell’ospedale Cardarelli di Napoli.

I FATTI – Romano aveva da poco terminato il turno di lavoro, secondo una ricostruzione delle forze dell’ordine. Poi si è cosparso con un liquido infiammabile, probabilmente benzina, e si è dato fuoco. Proprio ieri l’operaio aveva confessato ad alcuni amici il suo dramma: non aveva i soldi per mandare a scuola e sostenere i sei figli.

I TESTIMONI – «Pensavo si trattasse di un auto in fiamme – spiega Ciro De Vincenzo, amico e collega di Romano – ho preso un estintore. Ho cominciato a spegnere le fiamme. Poi è arrivato il sindaco è abbiamo avvolto Bernardo con una coperta». De Vincenzo spiega poi il dramma degli Lsu, un dramma fatto di precarietà, incertezza del futuro, pochi soldi e speranze tradite. «La nostra situazione si trascina da anni non si riesce a trovare una sistemazione per la nostra attività – continua De Vincenzo – il gesto di Bernardo è quasi sicuramente scaturito dall’ennesimo rinvio della nostra stabilizzazione».

LSU – Lavoratori Socialmente Utili: attualmente sono 46 impiegati nel comune di Cercola. «Tutti noi siamo in attesa da anni di un lavoro certo, un posto fisso – denuncia De Vincenzo – dopo una precarietà che sembra non finire mai. Guadagniamo 800 mila delle vecchie lire al mese più una modesta integrazione che ci viene erogata dall’amministrazione comunale. Ma una somma simile non basta certo a portare avanti una famiglia e dare serenità ai propri cari, a garantire ai propri figli una speranza».

IL COMMENTO – «E’ stato un gesto inspiegabile», dice Giuseppe Gallo, sindaco del comune vesuviano, eletto nel maggio scorso e sostenuto da una maggioranza di centrosinistra, e continua: «Al momento, infatti, non vi è particolare tensione tra i lavoratori, anzi, si era instaurato tra l’amministrazione e gli operai precari un rapporto di collaborazione fattiva che quanto prima porterà a risultati concreti. Stiamo lavorando per la stabilizzazione degli Lsu e conosciamo i problemi di questi lavoratori. Da quando ci siamo insediati dal 20 giugno scorso, abbiamo avuto una serie di incontri con i sindacati, quindi non ci spieghiamo il gesto. Tuttavia, possiamo comprendere la sua disperazione: capiamo le difficoltà che un operaio con un reddito così basso incontra nel portare avanti una famiglia. Speriamo che Bernardo possa tornare presto a casa».

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