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martedì, Aprile 23, 2024
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QUALIANO: ITALIA-GHANA, GEMELLAGGIO PER ERNEST. «STOP AL RAZZISMO»

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Guarderanno assieme la partita di calcio. Italiani e ghanesi si incontreranno lunedì sera nella palestra «Harlem» di via Rosselli per assistere al primo incontro delle rispettive nazionali impegnate nei mondiali. Saranno un centinaio: metà italiani, metà ghanesi. Insieme per dire no al razzismo. Insieme per ricordare il giovane Ernest Appiah, il ghanese di 23 anni travolto e ucciso domenica scorsa mentre si trovava in sella ad un ciclomotore.

«L’iniziativa era in programma già da qualche tempo – assicura Mimmo Licciardiello, 33 anni, titolare della palestra – Ma dopo il tragico incidente della settimana scorsa ci è sembrato opportuno caricare questo incontro di un significato più inteso. Qualianesi e ghanesi guarderanno la partita assieme per dire no a qualsiasi forma di intolleranza razziale. Per ricordare a tutti che esiste una parte sana della società che rigetta l’odio e l’estremismo». Prima dell’incontro si osserverà un minuto di silenzio. «Perché la morte di Ernest non è da classificare come un semplice incidente stradale – osserva Licciardiello – Domenica scorsa, mentre il corpo dell’immigrato giaceva a terra in un mare di sangue, qualcuno sminuì l’accaduto, affermando che non era successo nulla, che in fin dei conti era morto solo un extracomunitario». La folla attribuì quelle parole al padre dell’investitore. L’uomo, un rappresentante mobiliare di Melito, accorse sul luogo dell’incidente per assicurarsi delle condizioni del figlio di 22 anni che era alla guida dell’auto che investì l’extracomunitario. «Ero scosso. Avevo paura per mio figlio, volevano aggredirlo – ricorda l’uomo – Ma quella frase che mi è stata affibbiata, vi assicuro, non l’ho mai pronunciata. Potrei aver detto qualcosa di simile, ma non ricordo. Sicuramente non la penso in quel modo. E, in ogni caso, chiedo scusa pubblicamente. Anche mio figlio è scosso per quello che è successo. Vorrebbe incontrare i familiari di quel ragazzo, fare qualcosa per loro».

In via Di Vittorio, sul luogo dell’incidente, è stato deposto un cesto di fiori bianchi. I connazionali di Ernest, ogni giorno dopo il lavoro, si ritrovano lì per un breve cenno. Tra loro c’è anche Habib Abubakar, autotrasportatore di 30 anni, da tre a Qualiano. Al collo indossa un grosso medaglione con la forma del continente africano. «La convivenza con la gente del posto è difficile, inutile negarlo. Ai loro occhi siamo diversi, se non addirittura inferiori. Le eccezioni non mancano, ovviamente. Ed è per questo che lunedì sera sarò a vedere la partita con gli italiani – dice – Perché lo sport, in ogni parte del mondo, aiuta i popoli a superare le barriere».

Il calcio per dire no al razzismo, dunque. «Ci piacerebbe che questo appuntamento fosse il primo di una lunga serie – chiosa Francesco Del Giudice, 35 anni, socio della palestra che ha organizzato l’incontro – Penso ad un gemellaggio, ad una partita mensile di calcetto. Sono convinto che basterebbe davvero poco per fare sentire i nostri immigrati un po’ più a casa».

Plaude all’iniziativa don Salvatore Verde, viceparroco della chiesa di Santo Stefano: «E’ bello sapere che esiste una fetta della comunità che lavora silenziosamente per abbattere gli steccati dell’intolleranza- afferma – A tutti gli altri vorrei ricordare che non serve buonismo né pietismo. Tutti quanti siamo chiamati a fare la nostra parte. In che modo? Evitando, magari, di approfittare della situzione degli extracomunitari, affittando loro dei tuguri a cifre stellari».




    EXTRA


  • La redazione di InterNapoli aderisce alla manifestazione di lunedì. Direttore e vicedirettore assisteranno alla partita di calcio nei locali della palestra che ha organizzato l’evento

  • Per informazioni e adesioni si può contattare lo 081/8186178 oppure scrivere a [email protected]
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