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giovedì, Aprile 18, 2024
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SAVIANO, VIAGGIO NEL CUORE DEL «SISTEMA». COME I CLAN SI FANNO IMPRESA

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«Sono nato in terra di camorra, nel
luogo con più morti ammazzati
d’Europa, nel territorio dove la ferocia
è annodata agli affari, dove niente ha
valore se non genera potere. (…)Tremilaseicento
morti da quando sono nato (1979). La
camorra ha ucciso più della mafia siciliana,
più della ’ndrangheta, più della mafia russa
(…).La camorra ha ucciso più di tutti».
È un grido di dolore, quello di Roberto Saviano.
Ed è un atto di accusa a chi finge di non
vedere, di non sapere. È anche un racconto
potente, una storia, tante storie, incredibili e
vere. Oggi che la politica è ridotta alle tante
facce insignificanti, talvolta preoccupanti, appiccicate
sui muri, gli aspiranti
all’amministrazione di queste
terre e i gestori dei suoi assetti
politici farebbero bene a trovare
un po’ di tempo per leggere
questo libro («Gomorra».
Mondadori, maggio 2006 ndr).
Scoprirebbero, se ancora non
l’avessero capito, che i «sistemi
» criminali dominanti da Secondigliano a
Casal di Principe rappresentano quanto di più
moderno la Campania ha prodotto negli ultimi
decenni: lo sviluppo di una potente e diffusa
economia criminale, che spazia nei mercati
mondiali dell’era della globalizzazione e primeggia
nei traffici di ogni tipo di merce. Armi
e droga, abiti e alta tecnologia, alimentari e
rifiuti tossici.
La camorra è diventata leader, tra i vincenti
sistemi criminali attivi nel mondo, nell’epoca
della ristrutturazione postfordista. Sono i
clan criminali, oggi, i comitati d’affari. La politica,
i politici sono stati ridotti ai margini,
quando non sono collusi nei tanti comuni
sciolti per infiltrazioni camorristiche.
La camorra si è trasformata in un insieme
di sistemi flessibili, imprese che investono capitali
enormi in tutti i settori economici, danno
lavoro precario e senza tutele, ma diffuso e
continuo. Addirittura raccolgono il risparmio
di lavoratori e pensionati, rendendoli partecipi,
in quota, ai loro affari. Naturalmente sono
pronti a prestare denaro, anche a sostenibili
tassi usurari, a quanti non hanno possibilità di
ottenere mutui bancari.
L’analisi di Saviano è la più compiuta e profonda
ricerca sui processi di trasformazione
che hanno posto il sistema economico creato
dalla criminalità campana all’avanguardia
nei traffici del
mondo globalizzato. Sono ormai
decenni che i clan di Secondigliano
e del Casertano hanno
investito e fatto fruttare i loro
capitali in tutto il mondo: dai
paesi del crollato socialismo reale
agli insediamenti turistici e
alle imprese di ristorazione dalla Spagna alla
Scozia, all’Australia; dalla Cina a Taiwan, fino
agli Stati Uniti dove hanno conquistato la
leadership nel mercato dei jeans.
Per non parlare dell’Italia dove hanno esteso
la loro influenza, al Nord e al Centro, in
tutto il settore del cemento e delle costruzioni,
dei tessuti e, naturalmente, nel grande affare
dei rifiuti, novello «re Mida» che trasforma in
oro monnezza e sostanze tossiche.
Saviano ha messo tutto se stesso in questo
libro, si è immerso fino in fondo dentro la pratica
e la logica di questa imprenditoria criminale
che coincide col più spinto neoliberismo,
con la nuova potenza dell’economia attivata
da questa sorta di «samurai liberisti». Ha fatto
di tutto e di più. Èstato nel porto di Napoli,
dove viene scaricato tutto quello che si produce
in Cina. Ha vissuto a Secondigliano nei mesi
della faida più sanguinosa. Ha fatto amicizia
col sarto che, dopo aver visto Angelina Jolie
indossare nella notte degli Oscar un vestito
cucito da lui per quattro soldi, ha abbandonato
il suo lavoro e s’è messo a fare il camionista.
Ha ricevuto da un giovane affiliato una foto
con dedica del vecchio generale Kalashnikov,
grazie ai traffici di armi che la camorra ha gestito
fin dalla caduta del muro di Berlino. Si è
introdotto e ha fotografato, a suo rischio e pericolo,
la villa sequestrata a Walter Schiavone,
che la volle identica a quella del gangster
interpretato da Al Pacino nel film Scarface.
Saviano racconta, con maestria narrativa,
storie che ha vissuto di persona. Per questo
s’inscrive nella rara genia dei cronisti di razza.
Evidentemente è troppo bravo e coraggioso
per essere assunto da un giornale. Capitò anche
a Giancarlo Siani, e confidiamo che la similitudine
si fermi qui. Ma Saviano è anche
un ricercatore molto bravo, che si è studiato i
processi giudiziari, le informative dei carabinieri,
della polizia, della Dia, le relazioni delle
commissioni parlamentari, i rapporti ministeriali,
le indagini di centri di ricerca. Il risultato
di tanta fatica e di un coraggio forse addirittura
eccessivo è un libro eccezionale che prende
il lettore alla gola, e offre alla conoscenza di
esperti e addetti ai lavori molto più di quanto
si possa immaginare.



FRANCESCO BARBAGALLO (Docente
di Storia Contemporanea
Università Federico II di Napoli)
– CORRIERE DEL MEZZOGIORNO

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