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lunedì, Maggio 6, 2024
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I GHANESI SFRATTATI OCCUPANO LA CHIESA DI SAN PASQUALE

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VILLARICCA/QUALIANO – Hanno gli occhi scavati dalla disperazione, le mani lacere di chi lavora ininterrottamente per quasi dodici ore al giorno. Sono gli immigrati ghanesi, circa un centinaio, che da mercoledì “occupano” simbolicamente il sagrato della chiesa di San Pasquale Baylon, a Villaricca. Da una settimana sono senza casa. I proprietari sono, infatti, costretti a revocare l’affitto degli alloggi messi loro a disposizione. E’ l’effetto della legge sull’immigrazione partorita da Bossi e Fini, che punisce chi ospita lavoratori stranieri senza permesso di soggiorno. Loro, i ghanesi, fino ad adesso vivevano tutto sommato dignitosamente in un grosso caseggiato: un casermone da 300 euro ad appartamento, tre stanze in cui stavano in gruppi di otto o nove. E se adesso il proprietario ha dato loro lo sfratto non è per un rigurgito di pregiudizio razziale, ma per semplice paura. Qui, nella terra di confine tra Qualiano e Villaricca, il numero degli immigrati è in vertiginoso aumento. E tuttavia essi rappresentano una risorsa fondamentale per la sopravvivenza dell’economia contadina, il vero motore del sistema produttivo locale. La loro protesta, fanno sapere, proseguirà ad oltranza. Il parroco, padre Alfonso Ricci, ha offerto loro la solidarietà dell’intera comunità e anche il primo cittadino di Villaricca, Lello Topo, ha lanciato un appello ai suoi concittadini “affinché chi ha case da affittare si faccia avanti”. Quello che chiedono, i ghanesi, è “un briciolo di dignità”. “Basta lavoro nero”. “Regolarizzateci, non siamo criminali”. Irregolari, possono fare solo lavori in nero e quindi sono spesso sfruttati al massimo, con compensi da fame. Vengono guardati con sospetto dai regolari, come se fossero terroristi o delinquenti. “La legge Bossi- Fini – spiegano i portavoce della protesta, sostenuti dall’associazione nazionale antirazzistica – non fa altro che aumentare il clima di intolleranza e ostilità verso di noi. Tanti hanno paura di affittarci le case perché siamo clandestini e perché siamo diversi. Vi sembra giusto? – chiedono -. Lavoriamo, studiamo, viviamo qui. Stiamo cercando di regolarizzarci eppure non ce lo permettono”. Molti di loro hanno le facce conosciute. Il giovane cronista li ha visti tante mattine a Qualiano, alla stessa fermata del bus che attende per andare a scuola. Alle sette passa il “caporale”, l’aguzzino di turno, che sceglie gli uomini più adatti, quelli più robusti per il lavoro, quelli da sfruttare meglio a basso costo. Trenta euro per un’intera giornata di lavoro. Chi sono, questi caporali? Spietate multinazionali, racket del crimine? Macchè. Sono proprietari terrieri individuali, che cercano di ricavare il massimo con poco o niente. Quando sanno che gli operai non sono in regola con il permesso di soggiorno, aumentano le pretese. E la nuova legge sull’immigrazione non fa che “complicare la situazione”. “La Bossi-Fini – aggiungono– racchiude l’idea di una società chiusa ed egoista, alimentando le paure e i conflitti tra la gente che non ha nessun interesse a farlo”.

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