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Bosniaco ucciso la pista della vendetta

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Si cerca ancora un movente per il delitto di Milos Giovannovic, il bosniaco di 32 anni, ucciso mentre era in auto con la sua amante, bosniaca anche lei, in una zona di campagna a ridosso della rampa dell’asse mediano, nel quartiere Casacelle. Da mercoledì il ritrovamento del cadavere dell’uomo, assassinato con ferocia, alimenta un vero e proprio giallo. Gli agenti di polizia, agli ordini del commissario Mariarosaria Romano, non tralasciano nessun particolare. Ieri non è stato possibile sentire nuovamente la donna, Daniela Nikolic, 23 anni, ancora sotto l’effetto dell’anestesia dopo l’intervento. Fa pensare ancora la frase «Cosa avete visto?» con quale sono stati apostrofati i due, prima di essere oggetto della raffica di colpi, ne sono stati esplosi almeno dodici. Potrebbero essere stati testimoni involontari di un traffico illecito. L’unica certezza: sembra evidente che l’assassino fosse sicuro di aver ucciso entrambi, di non aver lasciato in vita nessun testimone. Finora, però, non sono emersi elementi utili per ricomporre quello che sembra un vero rompicapo. Gli abitanti della comunità ormai stanziale all’interno dell’Asi Giugliano – Qualiano sono scossi dall’episodio, ma raccontano di non aver mai ospitato i due protagonisti della vicenda. Insomma, i due non vivono in nessuno dei 13 piccoli campi dell’area. «Siamo sicuri: i due non hanno mai abitato a Giugliano- sostiene Mimmo Di Gennaro, responsabile di Opera nomadi- È più probabile che vivessero a Scampia». La donna, ancora ricoverata e piantonata dal Santa Maria delle Grazie di Pozzuoli, invece, ha raccontato agli inquirenti di aver conosciuto l’uomo con il quale aveva una relazione all’interno del campo rom di Giugliano. Elementi discordanti che rendono ancora più complicata l’indagine, anche perché è difficile verificarlo in assenza di censimenti della popolazione rom. Così restano troppi gli interrogativi da sciogliere. Intanto se fosse confermata l’ipotesi del domicilio napoletano, farebbe pensare anche l’ incendio divampato poche ore dopo l’omicidio all’interno del campo di Scampia. Gli inquirenti non si sentono di escludere ancora nessuna ipotesi. Nell’incendio è andata distrutta una baracca all’interno della quale non c’erano persone. Si dovrebbe cercare di stabilire se c’è un collegamento tra i due episodi. Nel frattempo si passano al vaglio le dichiarazioni rese dalla donna circa i mezzi dai quali sarebbero scesi i killer: due auto scure, una Brava e una Stilo, dotate di lampeggiante. Non si riesce a giustificare, ad esempio, l’accanimento con cui l’uomo è stato ucciso: le stesse dichiarazioni della donna, ferita alle gambe e all’addome, sono contraddittorie. La ferocia fa pensare ad una vendetta, ma al vaglio degli inquirenti ci sono tutte le ipotesi. Compresa quella di essersi trovati per sbaglio sul luogo di un altro delitto.



TONIA LIMATOLA – IL MATTINO 13/04/2007

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