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lunedì, Maggio 6, 2024
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Venti colpi, massacrato come un boss

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«Antonio da un anno lavorava con noi. Chiuso e di poche parole, sempre puntuale, non ha mai dato nessun problema. E invece lo hanno massacrato come un boss». È ancora carico di paura lo sguardo di un collega di lavoro di Antonio Guiscardo, il pregiudicato di 23 anni di Casandrino, ucciso ieri mattina alla guida della sua auto, in un agguato di stampo camorristico, portato a segno da due, forse quattro killer a pochi metri dall’ingresso dalla «Euro Ossigeno», un’azienda che si occupa della distribuzione a domicilio di ossigeno medico, in località Capinere di Sant’Antimo. «Insieme ad altri colleghi, sono corso verso la Punto di Antonio, che già non respirava più. Poi ho saputo che è arrivato già morto al pronto soccorso dell’ospedale di Aversa. Qui non si può vivere più, rischi di morire per qualche pallottola vagante anche se vai a lavorare». La notizia dell’omicidio, il trentunesimo dall’inizio dell’anno tra Napoli e provincia, ha immediatamente scatenato un’ondata di paura e alzato il livello di guardia a Sant’Antimo, città dove da almeno trent’anni si fronteggiano a colpi di arma da fuoco tre clan di elevato spessore criminale: Verde, Puca e il cartello Petito- Ranucci. Persino gli inquirenti appaiono spiazzati da questo delitto anomalo. Al momento inspiegabile. Antonio Guiscardo, da circa un anno, da quando cioè aveva terminato gli arresti domiciliari per una storia di droga, aveva apparentemente messo la testa a posto e trovato un lavoro presso la «Euro Ossigeno» come autista per le consegne a domicilio delle bombole di ossigeno per gli ammalati gravi. Nemmeno una multa, insomma, eppure è stato ucciso alla maniera dei boss. I killer hanno esploso qualcosa come una ventina di colpi, con due pistole, una calibro 9 x 21 e una 7,65. La vittima non doveva avere scampo. Un delitto vecchia maniera, come quelli che tra gli anni Ottanta e Novanta hanno letteralmente insanguinato Sant’Antimo nelle varie faide. E proprio per questo, ora tutti temono una ripresa dello scontro tra i clan, con le immaginabili conseguenze, anche alla luce della prossima scarcerazione di Francesco Verde, il temibile «’o nesgus». Gli inquirenti, naturalmente indagano anche a Casandrino, la città dove Antonio Guiscardo era nato e dove viveva in un appartamento in via Arno, proprio al confine con Sant’Antimo. Spesso, proprio gli equilibri criminali di Casanadrino finiscono per essere una sorta di cartina tornasole di quello che accade a Sant’Antimo, e soprattutto di quello che potrebbe riservare il futuro. A Casandrino, il 30 dicembre scorso, i killer entrarono in azione nei pressi di una pescheria in via Kennedy, dove si erano fermati per comprare i frutti di mare per il cenone di San Silvestro, Antonio e Marcello Marazzo, fratelli di Vincenzo, detto «Enzuccio l’elettrauto», capo dell’ominimo clan. Il commando ferì gravemente Antonio Marrazzo, mentre una pallottola vagante si conficcò nell’addome della moglie del pescivendolo, che fu salvata solo da un tempestivo intervento chiururgico. E anche allora gli inquirenti dissero che si era trattato di un fatto anomalo. Proprio come l’omicidio di Antonio Guiscardo ieri, pregiudicato ucciso come un boss.


MARCO DI CATERINO – IL MATTINO 29/03/2007

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