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Ammazzato a sprangate ritrovato nella discarica

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Ferito alla testa, con un corpo contundente. Un colpo di tal violenza da provocargli una profonda ferita rivelatasi fatale. Il corpo senza vita di Carlo D’Angelo, 43 anni, è stato scoperto da un operatore ecologico ieri, alle 3,45, in Cupa del Cane, territorio del comune di Marano, in una discarica di rifiuti da tempo abbandonata. Un omicidio sul quale stanno indagando gli agenti della squadra mobile, con il dirigente Vittorio Pisani e quelli del commissariato di Scampia. Ma il vero avvio alle indagini è stato dato dagli specialisti della polizia scientifica, con il dirigente Fabiola Mancone che, non soltanto sono riusciti a identificare il cadavere, ma hanno fugato ogni dubbio sulla natura della morte. Perché, in un primo momento, si era pensato a un decesso per overdose in quanto nelle immediate vicinanze del corpo era stata ritrovata una siringa e un pacchetto di sigarette. Con il successivo sopralluogo tecnico gli uomini della scientifica hanno individuato i colpi inferti all’uomo, delineando anche un’ampia scena del crimine sulla base di numerose tracce di sangue evidenziate sui detriti e su foglie secche. L’allarme, come detto, è stato dato da un operatore ecologico, della ditta De Vizia che, al volante del suo autocompattatore, stava raggiungendo il sito di sversamento. il delitto dev’essere stato commesso poco prima in quanto un altro autista, transitato nello stesso punto almeno una ventina di minuti prima, non aveva notato nulla di anormale. Sul posto sono giunte le volanti dell’Upg e, secondo un protocollo oramai consolidato, è stata attivata la squadra sopralluoghi della scientifica. Chiarita la natura della morte bisognava dare un nome a quel corpo senza vita in quanto l’uomo non aveva con sé documenti né altri effetti personali. A questo hanno provveduto sempre gli esperti della scientifica attraverso il rilevamento dal cadavere delle impronte digitali e la successiva comparazione con l’archivio elettronico «Afis». In meno di un’ora è giunto il responso: l’uomo ucciso con modalità insolite era Carlo D’Angelo, classe 1964, domiciliato in via Pietro Piovani, a Napoli, una serie di denunce giudiziarie per rapina, ricettazione, furto, detenzione abusiva di armi e la segnalazione di tossicodipendente. Quando gli agenti della scientifica hanno avvisato i colleghi del commissariato Scampia, nello stesso momento, i familiari di d’Angelo stavano denunciando la scomparsa del loro congiunto. All’obitorio la convivente di D’Angelo ha dovuto riconoscere la salma, confermando definitivamente i risultati dell’accertamento tecnico. Sulla dinamica non vi sono grossi dubbi. Dalla posizione del corpo e dalle tracce ematiche esaltate sul mare di detriti di ogni tipo si è ricostruito il film dell’esecuzione, iniziata diversi metri prima dal luogo del ritrovamento del cadavere. Una fuga a zig-zag nella discarica: due colpi con un corpo contundente, a forma di “V”, inferti orizzontalmente e un terzo, al braccio, dato dall’alto in basso, segno che D’Angelo era già al suolo. Il pm Milena Cortigiano ha disposto il sequestro dell’intera area.






Una lite tra tossicodipendenti per la dose o per i soldi

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Marano. L’omicidio di Carlo D’Angelo, alla prima lettura fatta dagli investigatori, si presenta di difficile interpretazione. Un unico dato è certo: l’uomo, in tutti i fascicoli a lui intestati, non risulta inserito in alcuna holding criminale. A leggere il suo passato l’ultimo precedente significativo risale agli anni ’80, per una rapina in seguito alla quale venne arrestato e scontò la pena nel carcere di Brindisi dal quale uscì nel 1986. Anche le modalità dell’omicidio non aiutano gli investigatori: D’Angelo è stato ucciso a sprangate, inseguito e finito quando oramai era già al suolo con il cranio fracassato. Modalità estranee ai gruppi di fuoco della camorra. Anche il luogo del delitto esce dagli schemi classici del delitto camorristico: Cupa del cane è un posto desolato, meta soltanto di sparuti tossicomani che consumano lì la loro dose di droga. Potrebbe essere forse questo il punto di partenza degli inquirenti: una lite per la divisione di qualcosa, droga o soldi.



MAURIZIO CERINO – IL MATTINO 4 SETTEMBRE 2007

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