Settantacinque appartamenti, una villa di due piani con piscina, tre milioni in contanti e in titoli, 39 lotti di terreno per un’estensione di oltre 15 ettari. Per la Direzione distrettuale antimafia di Napoli è il «tesoro» accumulato da Alfredo Cicala, ex sindaco di Melito finito nei guai nell’ambito di un’inchiesta sui clan di camorra di Secondigliano. Novanta milioni di euro: a tanto ammontano i beni sequestrati ieri dalla terza sezione del Tribunale di Napoli. Cicala – che è stato sindaco dal 1990 al 1993 – si trova attualmente agli arresti domiciliari; è imputato per associazione per delinquere di stampo mafioso. Il processo è in corso, appunto, davanti ai giudici della terza sezione del Tribunale, la stessa che ha recepito il decreto di sequestro, formulato dal sostituto procuratore Marco Del Gaudio e dal procuratore aggiunto della Dda, Franco Roberti. I provvedimenti sono stati eseguiti ieri mattina dalla polizia e dalla Guardia di Finanza. Il patrimonio di Cicala, hanno sottolineato i magistrati della Direzione distrettuale antimafia nel corso di una conferenza stampa, è apparso assolutamente sproporzionato rispetto ai redditi dichiarati. Da quel momento sono scattate le indagini, affidate alla polizia di Stato e alla Finanza. Le operazioni economiche che hanno fruttato le ingenti ricchezze avrebbero avuto avvio nel periodo in cui Alfredo Cicala ricopriva la carica di sindaco di Melito (il periodo è quello che va dal luglio 1990 al marzo 1993) attraverso concessioni edilizie e variazioni al piano regolatore; operazioni – secondo l’accusa – volte a favorire la madre e che avrebbero consentito la realizzazione di un complesso immobiliare all’internod el Parco Margherita di Melito. A tali delibere, va chiarito, Cicala non prese parte ma secondo la Dda si tratta comunque di «atti ascrivibili alla sua amministrazione». L’ex sindaco – si legge sempre negli atti d’accusa – costituì anche una società di comodo (la C&C Costruzioni) per l’attuazione di quanto programmato. Gli inquirenti sottolineano inoltre la messa in liquidazione della società ad obiettivo raggiunto, la vendita degli immobili a personaggi di comodo e il rientro degli appartamenti nel patrimonio immobiliare dei Cicala sotto forma di donazioni tra genitore e figli.Cicala è indiziato di essere stato molto vicino al clan guidato da Federico Bizzarro, considerato il capozona dei Di Lauro e ucciso nel corso della faida di Scampia dalla sua stessa organizzazione. In qualità di leader locale della Margherita, Cicala sarebbe promotore nel 2003 di intimidazioni nei confronti del candidato avversario. La Procura – ha spiegato Franco Roberti – per il sequestro preventivo ha applicato l’articolo 12 sexies della legge 306/92, che consente il sequestro anche se non viene accertata la connessione tra reato e bene sequestrato.
Giuseppe Crimaldi
Politica, affari e amicizie sospette fino al processo per camorra
Melito. «Non ho ancora letto gli atti e al momento non posso esprimere pareri». A parlare è il difensore di Alfredo Cicala, Massimo Krog, noto penalista partenopeo che aveva difeso l’ex sindaco di Melito, dall’accusa di omicidio colposo, accusa dalla quale Cicala era stato scagionato. «Francamente però – prosegue il penalista – apprendo con sorpresa la notizia del nuovo provvedimento». Cicala, sindaco di Melito dal 1990 al 1993 nelle fila della Dc, rassegnò le dimissioni prima della scadenza naturale del mandato, a seguito di un’inchiesta scandalo che vide finire suo cognato indagato per traffico di stupefacenti. Quarantacinque anni, l’ex sindaco nel 2005 è tornato al centro delle vicende giudiziarie ancora per presunte collusioni con la malavita organizzata: ha subito infatti un processo e l’accusa è stata quella di legami con l’organizzazione che faceva capo a Federico Bizzarro, luogotenente a Melito per conto del clan Di Lauro, assassinato proprio durante la sanguinosa faida con gli scissionisti che si è registrata alla fine del 2004, e che ancora oggi mostra inquietanti strascichi. Secondo gli inquirenti per favorire i loro interessi, Cicala, all’epoca dei fatti presidente della Margherita locale, condizionò l’esito delle elezioni del 2003 impedendo la campagna elettorale del suo avversario politico, Bernardino Tuccillo, oggi assessore al Lavoro della Provincia di Napoli. Nel contempo, era riuscito ad accumulare un ingente patrimonio finanziario ed immobiliare per un totale di 90milioni di euro, messo in piedi – dicono gli inquirenti – grazie al condizionamento di gare d’appalto pubbliche durante il suo mandato da sindaco, dal 90 al 93. Quel patrimonio da ieri è finito sotto sequestro. Da questa mattina il suo legale è a lavoro per provare a scagionare Cicala, anche da questa accusa.
Monica D’Ambrosio
IL MATTINO 26 SETTEMBRE 2007