Emergono particolari drammatici dall’autopsia sul corpo di Martina Carbonaro, la 14enne trovata senza vita il 28 maggio scorso all’interno dell’ex stadio “Moccia” di Afragola, in provincia di Napoli.
Secondo la consulenza redatta dalla medico legale Raffaella Salvarezza, incaricata dal sostituto procuratore Alberto Della Valle, è ipotizzabile che la giovane fosse ancora in vita quando il suo ex fidanzato Alessio Tucci, dopo averla colpita più volte alla testa, nascose il corpo sotto un armadio. Proprio lì, durante un secondo sopralluogo, fu poi rinvenuto il cadavere.
Quattro colpi alla testa
La ricostruzione medico-legale parla di quattro colpi inferti da dietro, tutti alla testa, l’ultimo dei quali quando Martina era già riversa sul pavimento. La 14enne avrebbe anche tentato di difendersi: sul corpo sono state infatti riscontrate lesioni compatibili con un’azione di resistenza, mentre Tucci le premeva le mani sul volto.
Il ruolo del killer
Tucci, che non aveva accettato la fine della relazione, partecipò persino alle ricerche della ragazza dopo che la madre, il 26 maggio, ne aveva denunciato la scomparsa. Una partecipazione che oggi appare come un macabro tentativo di depistaggio.
L’epoca della morte
Il medico legale colloca il decesso di Martina tra le 36 e le 72 ore precedenti l’esame esterno effettuato il 28 maggio, rafforzando così l’ipotesi che la giovane sia stata uccisa poco dopo la sua scomparsa.
Un caso che continua a scuotere la comunità di Afragola, ancora sconvolta dalla violenza con cui si è spezzata la vita di una ragazzina di soli 14 anni.

