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Amazon nei guai: sequestrati più di 5 mila prodotti di “contrabbando”

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Amazon si è messo nei guai questa volta. Il colosso delle vendite online potrebbe essere a breve indagato per aver permesso ad una rete di prestanome di poter vendere i propri prodotti senza pagare alcun tipo di tassa doganale.

L’inchiesta su Amazon e i prodotti “cinesi”

Secondo un’inchiesta della guardia di finanza di Monza, coordinata dal pm Elio Ramondini, Amazon avrebbe permesso il reato di “contrabbando per omessa dichiarazione”. Questa ipotesi è venuta fuori perché negli scorsi giorni le forze dell’ordine hanno smantellato un’altra catena illegale di vendita di profotti, confiscando circa 5mila prodotti. Su questi prodotti ci sarebbe infatti il monopolio di una rete di contatti che fungono in realtà da prestanomi per altre aziende. Questi, secondo una prima ondata di ricerche, sarebbero circa 70 e avrebbero importato migliaia e migliaia di prodotti dal mercato cinese su cui non sono stati pagati Iva o dazi doganali nell’importazione.

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Il blitz in sede e la confisca: solo il primo passo di una grossa inchiesta

Questo blitz è solo uno degli ultimi mesi. In questo periodo pre-natalizio infatti sono stati confiscati circa mezzo milione di prodotti nella sede milanese di Amazon. Gli investigatori stanno trovando i colpevoli di questo infilitrazione nell’azienda per aver venduto questi spazi a società definite nell’inchiesta “schermo”. I prodotti in sé non sono costosi. Il prezzo dei singoli pezzi sequestrati andava dall’euro ai cinque per prodotto che, essendo in migliaia, avrebbero comunque generato un grande profitto siccome non sono state pagate le dovute tasse. Non è la prima volta che la multinazionale si mette nei guai. Infatti in questi giorni, si potrebbe avere la chiusura di un’altra importante inchiesta per un’ingente evasione fiscale che ammonta a 1,2 milioni di euro. Oltre all’azienda, nell’occhio del ciclone ci sono anche tre importanti manager. La questione potrebbe però essere chiusa qualora la società decidesse di pagare subito all’Agenzia delle Entrate 600 mila euro. 

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