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martedì, Aprile 23, 2024
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Ancelotti ad Alciato (Sky): «A Napoli si sta da Dio, gli unici demoni siete voi…»

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«Alciato è buon amico, un ottimo scrittore, di calcio però entrambi ne capite poco. A Napoli si sta da Dio, è un paradiso, gli unici demoni siete voi due». E’ un gigante della diplomazia, Carlo Ancelotti, e lo dimostra con costanti capolavori di dialettica elastica ed intelligente. Non fa alcuna differenza il contesto, che sia una sala stampa dopo una partita persa in malo modo o una sala piena di curiosi ed giornalisti sorridenti, durante la presentazione di un libro. Quelle parole – con cui abbiamo aperto questo pezzo – ne sono un chiaro esempio. Il libro in questione è quello scritto dal giornalista di Sky Sport Alessandro Alciato. E’ stato presentato alla stampa ed al pubblico a La Feltrinelli di Napoli. Chiaramente, non poteva mancare al tavolo dei protagonisti il Mister stellato, come amiamo chiamarlo noi. Anche perché, Ancelotti, di quel libro ha scritto la prefazione.

Ne ha approfittato, quindi, per rispondere a qualche domanda, oltre a interagire con Alciato e Marco Nosotti, anche lui del team di Sky Sport. Buona parte dei suoi interventi sono stati ripresi, tra gli altri, dai colleghi de Il Napolista. Ve ne riportiamo alcuni.

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«Il mio è un mestiere in cui hai a che fare innanzitutto con persone, in particolare con ragazzi giovani, quindi con poca esperienza, e quando sei giovane le difficoltà ti sembrano ancora più grandi. Lo spogliatoio è un luogo sacro, lì si vedono come sono le persone. Ibrahimovic, ad esempio, ha un’immagine completamente diversa da quella che ha nello spogliatoio. Se ci si crede, nella vita le difficoltà si superano e diventano opportunità per essere migliori. Lo stesso capita nel calcio: le sconfitte sono opportunità per migliorare e riconoscere i propri errori. Ovviamente non è facile. Ma non bisogna essere troppo negativi né troppo positivi. Occorre equilibrio. Non bisogna considerare la difficoltà come qualcosa di insormontabile».
«Forse andiamo fuori traccia, ma la gestione di un gruppo di lavoro è complessa e anche molto semplice allo stesso tempo; le persone devi coinvolgerle, motivarle, renderle responsabili. In maniera formale e informale. Devi far rendere al meglio le persone con cui lavori, non solo i calciatori, anche un medico ad esempio. Bisogna parlare di persone di qualità, più che lavoratori di qualità. Quando un calciatore viene a parlarti del suo matrimonio che è saltato, vuol dire che si è instaurato un rapporto diverso. Io credo che quando il rapporto non è più solo lavorativo, le persone rendono di più».
«Da giovane ero anche un po’ incosciente, non ho mai considerato gli infortuni cose gravissime. Ho sempre considerato gli infortuni un problema lavorativo che poi mi ha anche formato. Gli infortuni sul lavoro esistono, ci sono cose molto più gravi di una sconfitta. Il calcio, lo sport, è una metafora importante della vita, bisogna però incastonarlo nel posto giusto.La vita è piena di problemi molto ma molto più gravi di una partita di calcio persa, ciò non toglie che poi le sconfitte ti rimangono addosso mentre poi le cose positive tendiamo a dimenticare velocemente. E secondo me è sbagliato».
«Come ho vissuto la serata della Champions persa contro Benitez? Come l’episodio di un percorso che fai, in cui c’è del positivo e del negativo. Mi è rimasto addosso il 2007 (Champions vinta proprio contro il Liverpool, ndr), il 2003 (Champions vinta contro la Juve, ndr) e ho cercato di farmi rimanere addosso anche qualcosa del 2005 la sconfitta. Nel calcio si dice sempre, anche quando si vince: pensiamo alla prossima partita. Io invece dico che quando c’è da festeggiare, si festeggia e festeggiare ti dà la possibilità di pensare meglio alla partita successiva».

 

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