Napoli è stata recentemente teatro di episodi di violenza in cui giovani vite sono state tragicamente spezzate. Le testimonianze dei familiari delle vittime, intervenuti alla trasmissione “Porta a Porta”, evidenziano una profonda richiesta di giustizia e un appello alle istituzioni e alla società.
Tra i racconti più strazianti, quello di Mena De Mare, madre di Santo Romano, giovane promessa del calcio, ucciso mentre cercava di placare una lite tra coetanei a San Sebastiano al Vesuvio. La disputa, scatenata da un banale pestone su un paio di scarpe, si è trasformata in tragedia, togliendo la vita al ragazzo.
La madre ha condiviso il suo dolore, rivelando che i genitori dell’assassino hanno scritto una lettera sui social. Il gesto però, non ha mitigato il suo desiderio di non incontrarli. “I genitori devono guardare i loro figli“, ha dichiarato con fermezza, riflettendo su una gioventù che sembra spesso immune alla responsabilità delle proprie azioni.
Napoli: storie di giovani vite spezzate
Alla stessa puntata hanno partecipato anche i genitori di Francesco Pio Maimone, morto a Mergellina, colpito da un proiettile vagante durante una lite tra altri ragazzi. Francesco, che non aveva nulla a che fare con i protagonisti del conflitto, stava semplicemente consumando delle noccioline dopo il lavoro. Anche in questo caso, tutto è iniziato da una scarpa sporcata. Il padre di Francesco ha chiesto strutture sportive e ricreative per impegnare i giovani, sottolineando la necessità di una “certezza della pena” per chi commette crimini.
La mamma di Giovan Battista Cutolo, noto come Giogiò, si è unita al coro di dolore e richieste. Giogiò, di 24 anni, è stato ucciso in Piazza Municipio mentre era con la fidanzata. Anche lui ha perso la vita cercando di difendere un ragazzo bullizzato.
L’assassino, un minorenne, avrebbe continuato la sua serata come se nulla fosse accaduto, andando a giocare a carte. Per il suo coraggio, a Giogiò ha ricevuto la medaglia al valore civile. La madre ha espresso la sua indignazione per la facilità con cui i minorenni riescono a procurarsi armi, definendo la situazione paragonabile all’acquisto di un accendino.
Tutti i genitori presenti hanno lanciato un accorato appello affinché Napoli sia disarmata e perché sia posto un freno alla violenza tra i giovani. La loro richiesta di giustizia risuona forte, evidenziando il bisogno di un impegno collettivo per prevenire ulteriori tragedie e per tutelare i giovani dalla spirale di violenza che sta insanguinando la città.