Confermata la condanna a 19 anni di reclusione per l’ex convivente di Arianna Flagiello. La Corte di Cassazione respinge il ricorso della difesa di Mario Perrotta, quindi, rende definitiva la condanna per istigazione al suicidio e maltrattamenti. Arianna si tolse la vita nel 2015 al termine dell’ennesimo litigio scatenato da Perrotta. La giovane donna si lanciò nel vuoto dal balcone della sua casa di via Montedonzelli.
LA MORTE DI ARIANNA
L’ex dovrà pagare di ulteriori spese nei confronti delle parti civili: l’Associazione Salute Donna, rappresentata dall’avvocato Giovanna Cacciapuoti, e nei confronti dei genitori e della sorella di Arianna. L’uomo è stato ritenuto responsabile della morte di Arianna in primo e in secondo grado. Per i giudici di secondo grado Arianna si tolse la vita a causa “dell’intollerabile disperazione conseguita alle condotte maltrattanti del compagno”.
LA REAZIONE DELL’AVVOCATO DELLA FAMIGLIA
Soddisfazione per la sentenza espressa dall’avvocato Giovanna Cacciapuoti, che si era costituita in giudizio per l’associazione “Salute donna” e rappresentava anche i genitori e la sorella di Arianna. “È importante che sia stata riconosciuta la responsabilità dell’imputato per i maltrattamenti, che in questo caso, oltre che fisici, sono stati psicologici. Arianna veniva sistematicamente svilita, umiliata, denigrata, sottoposta a ricatti morali. Da questi maltrattamenti è derivata la sua morte. La sentenza è importante proprio perché ribadisce questo principio: il suicidio è stato la conseguenza di uno stato di prostrazione e sofferenza in cui l’imputato la teneva da anni. Fa piacere che la sentenza sia arrivata alla vigilia della giornata contro la violenza sulle donne. Questo le dà anche un valore simbolico”.