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domenica, Maggio 5, 2024
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Arresto di Marco Di Lauro, il clan già sapeva del ‘tradimento’ di Tamburrino:«Ma che c….ha fatto tuo fratello?»

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Il suo ‘peccato originale’ è uno di quelli che i clan non dimenticano. Quello di aver fatto catturare quello che fino a quel momento era la primula rossa della camorra partenopea, Marco Di Lauro. Rappresentano uno dei perni dell’ultima inchiesta contro il gruppo del Terzo Mondo le dichiarazioni di Salvatore Tamburrino, ossia colui che quando uccise sua moglie Norina Matuozzo diede agli investigatori l’indirizzo dove trovare ‘F4’ (leggi qui l’articolo). Le sue dichiarazioni, oltre a ricostruire gli affari e le gerarchie dei clan e il presunto coinvolgimento in questo business di Tina Rispoli e Tony Colombo, sono interessanti anche perchè fotografano il ‘clima’ interno al clan nei mesi successivi alla cattura di Marco Di Lauro. Secondo la ricostruzione avvenuta nell’ordinanza il clan sapeva già mezz’ora dopo dell’arresto di Di Lauro che la ‘soffiata’ era venuta da Tamburrino tanto che la sorella dell’uomo fu apostrofata in strada dalla compagna di Vincenzo Di Lauro che le disse:«Che cazzo ha fatto tuo fratello, ha fatto arrestare a Marco mio cognato».

Le rivelazioni di Tamburrino

Secondo Tamburrino subito dopo il suo arresto alcuni affiliati dei Di Lauro andarono a casa sua devastandogli casa e portando via tutto: «Dopo il mio arresto, mia mamma venne convocata a casa di Vincenzo Di Lauro, ove era presente ove era presente anche Umberto Lamonica, il quale prese la parola e disse che volevano la mia macchina e tutti i soldi ed
i beni di valore miei, in quanto avevano collegato il mio arresto con la cattura di Marco Di Lauro. Mia mamma disse che Lamonica (per il quale in sede di Riesame il capo di riferimento era decaduto ndr) era con Vincenzo Rispoli e si erano presi la TV, e tutto quello che c’era di valore, elettrodomestici, bottiglie di champagne ed altro. Chiesero anche le chiavi di casa. Poi mia mamma andò a parlare con Enzo Di Lauro e le ruberie finirono e la TV restituita». Quelle ritorsioni furono raccontate a Tamburrino dai suoi parenti nel corso di un colloquio in carcere, è in quell’occasione che i familiari dicono all’uomo che il clan è disposto a perdonare a patto che non riveli nulla mettendolo anche in guardia da ciò che racconterà ad un avvocato che, secondo loro, è colui che avrebbe informato il clan circa le sue rivelazioni relative all’arresto di Marco Di Lauro.

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