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venerdì, Aprile 19, 2024
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Barche, auto e case di lusso, stop alla ‘bella vita’ di un noto imprenditore di Aversa

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Nell’ambito di una complessa attività investigativa, coordinata dalla Procura della
Repubblica di Napoli Nord, i militari del Gruppo della Guardia di Finanza di Aversa hanno
dato esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di un
cinquantottenne, domiciliato ad Aversa, per i reati di usura aggravata, esercizio abusivo
dell’attività finanziaria ed emissione di fatture per operazioni inesistenti.

Le attività investigative, supportate da intercettazioni telefoniche e ambientali che hanno
trovato specifici riscontri nelle acquisizioni documentali e nelle dichiarazioni rese dalle
persone informate sui fatti, hanno permesso di ricostruire il comportamento illecito
dell’indagato che, secondo l’ipotesi accusatoria avvalorata dal GIP, concedeva – tra il
2014 e il 2016 – prestiti personali con interessi usurari per circa €. 200.000 a diversi
soggetti, svolgendo in effetti abusiva attività finanziaria.

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Particolarmente insidiose ed articolate sono risultate le modalità di elargizione delle
somme. La concessione del prestito era subordinata alla stipula, a monte, di un fittizio
contratto di compravendita di beni elo servizi, in modo da giustificare i relativi bonifici
bancari, emessi da parte di società di comodo, come ordinarie operazioni di natura
commerciale. Altrettanto avveniva per la restituzione delle somme: il denaro veniva infatti
riconsegnato tramite bonifici su conti correnti intestati a società “cartiere” non operative
riconducibili all’indagato che, a loro volta, emettevano – a riscontro dei flussi finanziari ­
delle fatture per operazioni inesistenti di pari importo.

Questo meccanismo permetteva ai debitori di potere fruire anche di un indebito risparmio d’imposta a parziale compensazione degli elevatissimi interessi passivi a cui dovevano far fronte.
L’occultamento del finanziamento con le più varie operazioni commerciali cartolamente
attestate dalle false fatture permetteva, infatti, di contabilizzare costi fittizi per abbattere il
carico fiscale delle proprie imprese.

Basti pensare che in un solo caso è stato accertato che l’indagato in questo modo ha
potuto contabilizzare, con una società a lui riconducibile, fatture false per oltre 500.000
euro in tre anni, godendo di un illecito risparmio fiscale per oltre 235.000 euro.

In alcuni casi, poi, le stesse fatture venivano anche materialmente falsificate aumentando
artatamente gli importi, a seconda della correlata esigenza di abbattere il reddito
d’impresa. Le indagini, attraverso l’analitica ricostruzione dell’incremento nel tempo del patrimonio familiare, hanno permesso di accertare un’evidente sproporzione tra gli investimenti fatti e i redditi dichiarati al fisco, evidenziando come i numerosi incrementi patrimoniali, costituiti dall’acquisto di immobili, auto di lusso e perfino di un’imbarcazione, siano – con ogni verosimiglianza – ricondotti al reimpiego dei cospicui capitali illeciti provenienti dall’attività di usura svolta negli anni.

Alla luce dell’esito degli accertamenti svolti, su proposta della Procura della Repubblica di
Napoli Nord, il GIP del Tribunale di Napoli Nord ha disposto il sequestro finalizzato alla
successiva confisca della quasi totalità dei beni nella disponibilità anche del nucleo
familiare investigato, costituiti dalle quote societarie di 4 società, 32 immobili, 3
autovetture, 2 motocicli e 2 imbarcazioni, per un valore compie ivo stimabile in circa 10
milioni di euro.

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