Carenza di gravi indizi di colpevolezza. Con questa motivazione il tribunale del Riesame di Palermo ha annullato l’ordinanza di custodia cautelare a carico del 45enne di Barra Giuseppe Bifano tra gli arrestati nel maxi blitz di qualche settimana fa contro il Mandamento di Pagliarelli, uno dei più temibili di Cosa Nostra siciliana. Secondo la ricostruzione della Procura palermitana gran parte degli stupefacenti venduti nelle piazze di Palermo venivano comprati e rivenduti dai boss del mandamento mafioso di Pagliarelli. A gesitirli il presunto reggente, Giuseppe Calvaruso, arrestato nei mesi scorsi. La cocaina arrivava dalla Calabria, mentre l’hashish dai corrieri della Campania che la compravano in Spagna.
Le accuse contro Bifano smontate al Riesame
Proprio uno dei carichi intercettati dai carabinieri rappresentava la prova del coinvolgimento di Bifano nei traffici tra le due città del sud. Succedeva nel marzo 2020 in pieno lockdown quando le forze dell’ordine fermarono Antonio Ranese in autostrada trovandolo in possesso di 28 chili di hashish. Da lì partì una serie di intercettazioni con i carabinieri del Nucleo provinciale di Palermo che arrivarono al napoletano Bifano indicato come uno dei partecipanti ai ‘viaggi’ da Napoli a Palermo via Spagna. Il Tribunale della Libertà di Palermo, accogliendo in pieno le argomentazioni dei legali di Bifano, gli avvocati Giuseppe Milazzo e Immacolata Romano, ha disposto la scarcerazione dell’uomo. Il 45enne di Barra era stato arrestato il 10 dicembre scorso all’aeroporto di Fiumicino, mentre era in partenza per Malaga. Il gip Piergiorgio Morosini aveva ordinato la custodia in carcere, sulla scorta degli atti trasmessi dalla Dda palermitani, per quel ‘viaggio’ di 28 chili di hashish. Il pubblico ministero, dopo l’arresto di Ranese, attraverso una cavillosa operazione di captazione delle conversazioni telefoniche era riuscito a dimostrare che dietro il trasporto di quella sostanza ci fosse la regia di Bifano ed altri soggetti di Barra, le cui sorti processuali sono ancora da definire. Il Collegio ha ribaltato tutto condividendo in pieno le tesi difensive annullando completamente l’ordinanza cautelare, senza l’applicazione di nessun altra misura coercitiva. Le difese sono riuscite a dimostrare che questa volta non fosse sufficiente la cosiddetta ‘droga parlata’, occorrendo elementi di riscontro che invece agli atti non sono stati trovati.