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domenica, Aprile 28, 2024
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Cambio di scooter, targhe e tute: la tattica degli estorsori del clan Mallardo per sviare le indagini sul racket a Giugliano

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E’ stata fissata per venerdì 18 giugno, presso il carcere di Secondigliano, l’udienza di convalida del fermo per i 5 soggetti arrestati nell’inchiesta sul racket del clan Mallardo. Davanti al Gip dott. Grunieri Ernesto Cecere, Gennaro Maraniello, Gaetano Mele, Giuseppe Mele e Nicola Sarnataro (difesi dagli avvocati Celestino Gentile, Michele Giametta, Luigi Poziello ed Alessandro Caserta) dovranno rispondere dei reati a loro contestati a vario titolo: tentata estorsione continuata e di ricettazione aggravati dal cosiddetto ‘metodo mafioso’.

Sono almeno 5 gli episodi estorisivi subiti da imprenditori che avevano aperto cantieri a Giugliano da febbraio allo scorso mese di aprile. Dalle indagini è emerso che per recarsi nei cantieri dove chiedere il pizzo gli indagati usavano moto con targhe in precedenza sottratte ad altri veicoli. In particolare, le condotte estorsive sarebbero state poste in essere tra i mesi di marzo ed aprile 2023, in danno, nello specifico, di vari imprenditori edili. Nei confronti dei quali, mediante minacce, gli indagati avrebbero preteso il pagamento di tangenti per consentire la prosecuzione dei lavori intrapresi nel suddetto Comune. Presi di mira soprattutto cantieri edili di costruzioni private.

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A tale scopo, per recarsi presso i cantieri, venivano utilizzati dagli indagati motoveicoli cui erano apposte targhe in precedenza sottratte ad altri veicoli. Il dettaglio emerge dalle intercettazioni ambientali.

Ad esempio Gaetano Mele parla con Nicola Sarnataro e gli dice:  “Prendi il bianco”  riferendosi al colore dello scooter. “Ma l’altro mezzo dove sta?… ” e Sarnataro Nicola risponde “… Qua eccolo vedi…”.

A questo punto dalla visione delle immagini si nota Sarnataro piegare in più parti una targa di uno scooter, Mele Gaetano chiede del materiale per poter applicare la targa allo scooter

“ … Ma il ferro filato lo tieni?…” e Sarnataro Nicola risponde di sì. Dalla visione delle immagini dei carabinieri si nota Sarnataro che, nei pressi della telecamera, inizia a distruggere la targa di uno scooter, piegandola con il peso del suo corpo. Ancora, si vede Mele Giuseppe che sta montando una nuova targa sullo scooter da utilizzare “…raddrizzala un poco”, dice

In un’altra intercettazione Nicola Sarnataro avvisa Gennaro Maraniello che i cugini Mele sono andati a commettere l’estorsione. Maraniello chiede se hanno cambiato l’abbigliamento che risulta sempre lo stesso “… Si, ma sempre con le stesse tute vanno? con le stesse tute?. Sarnataro Nicola conferma “Sempre sii stessi giubbini…” per cui Maraniello fa un verso di disapprovazione. Sarnataro replica che, a suo parere, non è l’abbigliamento il problema, quanto piuttosto la loro sagoma, essendo sempre gli stessi soggetti che vanno a commettere l’estorsion. “Ma quella è la sagoma…devono cambiare un pò la sagoma…” riferendo esplicitamente che è ormai un anno che sono sempre gli stessi “… Sempre glistessi…sempre la stessa cosa è un anno”.

La denuncia delle vittime e l’autodenuncia al clan

Le indagini sono partite dalle denunce di alcuni imprenditori che si sono presentati in Caserma a Giugliano per raccontare l’accaduto. Ai carabinieri una delle vittime portò anche i filmati del cantiere dove gli estorsori si erano recati per portare a termine le proprie minacce.

A quel punto i carabinieri iniziano una serie di intercettazioni, grazie alle quali riescono a ricostruire il gruppo che andava a terrorizzare i cantieri del Giuglianese. Grazie al sistema di localizzazione GPS istallato sullo scooter di Pino Mele, i carabinieri riuscirono ad individuare e a localizzare il luogo dove si erano recati per effettuare l’estorsione. Giunti sul posto i militari chiesero ad uno dei proprietari dello stabile dove erano in corso lavori di ristrutturazione perché non ci fossero operai sul cantiere. L’uomo si giustificò dicendo che gli operai erano via per una asserita mancanza di materiale. A quel punto l’imprenditore chiamò l’operaio che era stato minacciato, il quale raccontò la verità di ciò che era successo: ovvero che erano stati costretti ad andare via dopo le minacce degli estorsori del clan. Fatto del quale l’imprenditore, a quanto pare, non era stato messo a conoscenza.

Alcuni imprenditori, invece, avevano già comunicato al clan l’inizio dei lavori.  Comportamento questo di chi si dichiara disponibile a pagamenti di natura estorsiva senza necessità di “visita” al cantiere. Come ad esempio aveva fatto una delle vittime che un mese prima era andato dal clan Mallardo per avvisarli dell’apertura del cantiere. Gaetano Mele si lamenta di essere uscito inutilmente: “Ci siamo fatti un’uscita a vuoto…e racconta di aver rimproverato la vittima  di non aver avvisato che aveva un cantiere in atto “. Questo però gli aveva, risposto di aver notiziato il clan un mese prima.

Anche in un altro caso il titolare di un’impresa che aveva iniziato lavori di ristrutturazione presso la sua palazzina aveva provveduto a comunicare anticipatamente ad un affiliato del clan l’inizio del cantiere.

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Antonio Mangione
Antonio Mangionehttp://www.internapoli.it
Giornalista pubblicita iscritto dalll'ottobre 2010 all'albo dei Pubblicisti, ho iniziato questo lavoro nel 2008 scrivendo con testate locali come AbbiAbbè e InterNapoli.it. Poi sono stato corrispondente e redattore per 4 anni per il quotidiano Cronache di Napoli dove mi sono occupato di cronaca, attualità e politica fino al 2014. Poi ho collaborato con testate sportive come PerSempreNapoli.it e diverse testate televisive. Dal 2014 sono caporedattore della testata giornalistica InterNapoli.it e collaboro con il quotidiamo Il Roma
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