“Uno dei rampolli della famiglia Russo si è laureato in Ingegneria su una università online e ha cominciato a lavorare in uno studio professionale, cambiando il metodo dell’estorsione“. Queste le parole del procuratore di Napoli, Nicola Gratteri, pronunciate durante la conferenza stampa a Napoli convocata per dare alcuni dettagli sull’inchiesta che ha sgominato il clan nolano.
Lo studio professionale dove lavorava Michele Russo: “Imponeva una consulenza, un progetto, un’estorsione attraverso qualcosa di più sofisticato. Una famiglia di camorra di serie A” l’ha definita Gratteri, parlando del clan egemone nell’area tra Nola e dintorni.
Il blitz contro i clan Russo e Licciardi
Oggi i Carabinieri del Nucleo Investigativo del Gruppo di Castello di Cisterna hanno eseguito una ordinanza di custodia cautelare emessa dal GIP del Tribunale di Napoli, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia, nei confronti di 44 persone (per 34 di esse è stata disposta l’irrogazione della custodia in carcere, per 10 la misura degli arresti domiciliari), gravemente indiziate, a vario titolo, dei reati di associazione di tipo mafioso nonché associazione finalizzata all’esercizio abusivo di giochi e scommesse, estorsione, tentata estorsione, delitti aggravati dal metodo mafioso e dalla finalità di agevolare i rispettivi clan camorristici di appartenenza, oltre che di scambio elettorale politico – mafioso.
In particolare, dall’articolata attività di indagine -relativa al periodo 2022 – 2024- e consistita, tra l’altro, in intercettazioni (telefoniche e ambientali) e servizi di osservazione, sarebbero emersi diversi elementi.
La perdurante operatività del clan Russo che esercitava il proprio controllo, diretto e indiretto, di tutte le attività di carattere economico, soprattutto nel ramo immobiliare, pretendendo il pagamento di somme di denaro sulle compravendite immobiliari, sulle procedure di progettazione e sull’iter delle relative pratiche al comune per le opere da realizzarsi, successivamente ripartendo i proventi tra gli associati e conferendo parte dei proventi nella cassa comune per il sostentamento delle famiglie dei detenuti.


